Usignolo di fiume.
Area nord, Lago di Bolsena.
Foto di Alina Briciu
Usignolo di fiume.
Area nord, Lago di Bolsena.
Foto di Alina Briciu
Avvistamenti migrazioni e nidificazione nel lago di Bolsena e nel Lazio
Presente anche in tante aree umide del Lazio, è stato fotografato da Alina Briciu, ad aprile e novembre 2023, in un canneto ai bordi del Lago di Bolsena. L’usignolo di fiume ha un canto noto ed inconfondibile, quello di fiume (ascolta il canto), simile all’usignolo classico. (P.B)
USIGNOLO DI FIUME (Cettia cetti) Fonte: Nuovo atlante degli uccelli nidificanti nel Lazio
Note tassonomiche, corologia e fenologia
L’Usignolo di fiume è una specie a corotipo euroturanico-mediterranea. L’areale europeo è molto ampio abbracciando l’intero continente da ovest ad est con una distribuzione prevalentemente meridionale. In Italia è specie sedentaria, nidificante, migratrice regolare e parzialmente svernante (Brichetti e Massa, 1998). Diffusa in tutto il territorio nazionale con vuoti di distribuzione sulle Alpi e, in misura minore sugli Appennini e nella Puglia (Meschini e Frugis, 1993).
Distribuzione e consistenza nel Lazio
La specie nidifica uniformemente su tutto il territorio regionale ad esclusione delle isole e di alcune zone interne, confermando sostanzialmente quanto evidenziato dalle precedenti indagini; confrontando l’attuale areale di nidificazione, con quello descritto nel precedente Atlante, si osserva un lieve incremento nella distribuzione, relativamente al reatino e al settore meridionale della regione (Boano et al., 1995). Stime dell’attuale consistenza della popolazione laziale di Usignolo di fiume non sono disponibili.
Preferenze ambientali nel Lazio
L’Usignolo di fiume è tipicamente legato alle zone
umide caratterizzate da vegetazione arbustiva e boschi di limitata estensione, mostrando una netta preferenza per ambienti in cui sia presente una fitta vegetazione ripariale, presso zone marginali di canneti, lungo canali e fossati (Meschini e Frugis, 1993) Per la scelta del sito di nidificazione, nel Lazio, la specie predilige gli ambienti delle acque interne, pur nidificando anche in boschi di latifoglie, aree agricole eterogenee e ambienti con vegetazione arbustiva o erbacea. Localmente, alcune coppie nidificanti sono state rilevate in ambienti diversi come ad esempio in prossimità di zone urbanizzate, aree di verde attrezzato, seminativi e zone umide costiere.
In accordo con quanto noto a livello nazionale (Meschini e Frugis, 1993), la specie nidifica in una fascia altitudinale compresa entro i 1.250 m di quota; la maggior parte dei siti di nidificazione (circa 75%) è localizzata al di sotto dei 250 m s.l.m., mentre nelle fasce oltre i 500 m questi si riducono a poche unità. La massima quota di nidificazione certa è di 700 m s.l.m., lungo il fiume Imele in Provincia di Rieti. Come risultato delle scelte ambientali e altitudinali della specie, la carta interpolata regionale indica una maggiore probabilità di rilevamento dell’Usignolo di fiume in zone costiere e in aree interne a ridosso del corso di alcuni fiumi (F. Tevere, F. Velino, F. Garigliano).
Status e conservazione
In Europa l’Usignolo di fiume è considerato NonSPEC e gode di uno stato di conservazione “sicuro” (BirdLife International, 2004). Infatti, dopo il forte incremento demografico tra il 1970-1990 (Tucker e Heath, 1994), negli anni successivi, nonostante siano stati riscontrate diminuzioni locali (Grecia), nella maggioranza degli altri Paesi europei, tra cui l’Italia, la situazione è rimasta di sostanziale stabilità con incrementi locali (Francia). Anche i dati del Pan-European Common BirdMonitoring Scheme (PECBMS, 2009), relativi al periodo 1989-2007, confermano che l’andamento demografico della specie in Europa è caratterizzato da moderato incremento. Nel periodo 1990-2000, la popolazione nazionale di Usignolo di fiume ha mostrato un trend stabile (BirdLife International, 2004). Ciò è in pieno accordo con i dati raccolti in Italia, nel periodo 2000-2005, per il progetto MITO2000 (www.mito2000.it). La popolazione nazionale è stimata in 200.000-400.000 coppie (BirdLife International, 2004). La specie non è inclusa nella Lista Rossa nazionale (LIPU e WWF, 1999) né in quella regionale (Boano et al., 1995), potendo essere considerata in uno stato di conservazione soddisfacente.
Samantha Francescato
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USIGNOLO DI FIUME
NOME SCIENTIFICO: Cettia cetti (Temminck, 1820) fonte: http://www.uccellidaproteggere.it/
Ordine: Passeriformes Famiglia: Sylviidae
L’Usignolo di fiume è un piccolo passeriforme, comune nelle aree umide di tutta Italia. Somiglia strutturalmente a uno Scricciolo, ma di taglia superiore: può infatti raggiungere i 14-15 centimetri. Entrambi i sessi sono molto simili nell’aspetto, tuttavia il maschio si distingue per le dimensioni maggiori. Il piumaggio è di colore bruno uniforme sul dorso; il ventre è di colore grigio-bianco. Petto, fianchi e sottocoda sono fulvi, mentre il colore della coda vira su una decisa tonalità rossiccia. Sul capo è possibile notare un sopracciglio bianco, a volte poco marcato. La specie è distribuita in Europa meridionale e occidentale, nella zona caucasica, in Africa nord-occidentale, dall’Asia minore orientale all’Afghanistan. Nidifica in Europa, nel nord-ovest dell’Africa e nel sud-ovest dell’Asia temperata, sino all’Afghanistan e al nord-ovest del Pakistan. È un recente colonizzatore di Inghilterra e Scozia meridionale: la prima nidificazione nei territori del Regno Unito risale al 1973. In Italia, la specie ha manifestato una sensibile tendenza all’espansione del proprio areale a partire dall’inizio degli anni ’70, colonizzando vari settori delle regioni settentrionali. È una specie timida ed elusiva nei confronti dell’uomo e si muove furtivamente, quando non è protetto da una fitta vegetazione. Non è facile avvistarlo in volo, se non per brevissimi tratti: ama infatti nascondersi nel folto dei canneti e nella vegetazione presente lungo i corsi d’acqua e nelle paludi. Solo quando emette il canto potente e melodico è facile accorgersi della sua presenza. La coda rotonda e le piccole ali dimostrano che non è un buon volatore, almeno sulle medie e lunghe distanze. Le coppie nidificano da aprile a giugno, nelle vicinanze di corsi d’acqua di modesta portata: fiumi, torrenti, canali, fossati; attorno alle casse di espansione e ai bacini di decantazione degli zuccherifici, ma anche nei pressi di laghi, risaie, paludi e maceri, soprattutto se provvisti di abbondante e folta vegetazione arbustiva e arborea igrofila (salici). Il maschio è poligamo, e costruisce, tra fitti cespugli, più nidi a forma di coppa, nei quali poi attirerà le future compagne. Una volta formata la coppia, la femmina depone dalle 4 alle 6 uova, che cova per circa due settimane. Dopo la nascita, i pulcini resteranno nel nido per un’altra decina di giorni, dove verranno accuditi scrupolosamente dai genitori.
Prospettive
A differenza di altre specie, l’Usignolo di fiume non è esposto a particolari minacce da parte dell’uomo: nel nostro Paese, peraltro, la popolazione è tutelata dalla legislazione venatoria, che ne vieta la caccia. La specie è relativamente ben studiata per quanto riguarda valori di densità e parametri demografici a scala locale. I valori di densità noti presentano tuttavia una notevole variabilità, anche a causa delle forti fluttuazioni numeriche. Di fronte ad annate favorevoli per la specie, si propone un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) su scala locale di 10 coppie per 10 ettari, anche se in contesti particolarmente idonei tali valori possono essere decisamente più elevati: ne sono esempi il territorio della Lunigiana (17,9 coppie per 10 ettari), e del Comasco (16 coppie per 10 ettari). A scala di comprensorio, per lunghi tratti di corsi d’acqua, si propone un valore di riferimento pari a 5 coppie per km in ambienti favorevoli, 15 coppie per km in ambienti particolarmente idonei, 1 coppia per km per aree meno idonee. Anche in questo caso, sono comunque noti valori più elevati in aree eccezionalmente vocate (16 coppie per km in Valle Mandriole, in provincia di Ravenna). Per quanto riguarda la disponibilità di habitat idonei, la specie dimostra una buona adattabilità ecologica ed evidenzia una notevole tolleranza anche ad habitat alterati o degradati. Questa evidenza porta a pensare come anche interventi di modesta entità in alcuni contesti non ottimali potrebbero risultare sufficienti per favorirne l’insediamento o l’espansione. A questo proposito, un impatto positivo potrebbe risultare da interventi di ripristino della vegetazione ripariale, particolarmente idonea alla specie, o di mantenimento della stessa, evitando la ripulitura indiscriminata delle scarpate fluviali: le presenze mediamente più abbondanti sul territorio italiano si riscontrano infatti nel settore centroorientale della Pianura Padana, area strategica per la specie. Infine, va sottolineato come la popolazione italiana sia di grande rilevanza, in termini conservazionistici, sia a livello comunitario sia in ambito continentale. Per questo andrebbero sostenute azioni di monitoraggio su larga scala della specie, per seguire i trend delle popolazioni e adottare, in seguito a eventuali decrementi, le opportune contromisure.
Minacce
La principale causa dei decrementi osservati è dovuta a fattori meteoclimatici. È infatti frequente la perdita di individui o di intere covate a causa di fattori ambientali ed ecologici, legati principalmente alla fluttuazione delle acque nei bacini idrici maggiormente frequentati e agli inverni particolarmente rigidi che hanno caratterizzato alcune annate. Proprio in seguito ai nevosi inverni nel triennio 1984-1986, infatti, si è verificato un crollo di almeno parte della popolazione censita nel quinquennio precedente in Piemonte, condizioni che hanno causato la totale scomparsa della specie dalla Valle del Tanaro tra 1987 e 1988, in precedenza comune nell’area. La specie ha successivamente recuperato parte dell’areale, ma è quasi scomparsa dal corso del Po, nel Torinese, ed è numericamente ridotta nel Cuneese. Le conseguenze negative di questi eventi sfavorevoli si riflettono direttamente anche sulla popolazione nidificante, fino a portare ad estinzioni locali. Ne è un esempio la brusca diminuzione verificatasi nella primavera del 2009, quando nella bassa pianura bresciana si è registrato un importante calo delle coppie nidificanti rispetto all’anno precedente, a causa dell’estrema rigidità del precedente inverno. Tra i fattori naturali di maggior peso nella regolazione della dinamica di popolazione, il clima sembra quindi rivestire un ruolo di primo piano in tutte le aree. Ne è ulteriore esempio la perdita di alcune covate nelle vicinanze del Lago Maggiore e nel Canton Ticino, a causa di fluttuazioni del livello delle acque. Anche la tendenza positiva che ha visto l’espansione dell’areale tra la metà degli anni ’60 e la metà degli anni ’70 nell’Europa centro-settentrionale ha conosciuto in seguito una battuta di arresto a metà degli anni ’80, di nuovo a causa di inverni particolarmente rigidi (1984-1987). Altri fattori di minaccia per la specie hanno poi a che fare con l’integrità degli habitat, e in particolare con il danneggiamento o la distruzione dei canneti, formazioni essenziali per l’ecologia della specie. Va ricordata, in questo senso, la brusca diminuzione di individui riscontrata nella Palude del Busatello, tra Mantova e Verona, causata dalla bruciatura dei canneti nel mese di marzo 2009. Gli individui contati nel mese di aprile di quell’anno sono stati solo 10, rispetto ai 45 censiti nel 2007.
Stato di salute
Lo stato di conservazione dell’Usignolo di fiume viene valutato come favorevole a livello sia continentale sia nell’ambito dell’Europa “comunitaria”. Durante il ventennio 1970-1990 si è registrato un importante aumento della popolazione nidificante tanto in Europa, dove è stimata tra le 600.000 e 1.600.000 coppie, quanto nei territori dell’Unione europea, dove è stimata tra le 340.000 e 1.100.000 coppie; nel decennio 1990-2000 è considerata in leggero incremento nel continente, stabile nei territori dell’Unione europea. A partire dagli anni ’20 del 900 si è assistito a un ampliamento dell’areale verso nord e ovest, che ha portato la specie a colonizzare diversi Paesi europei: Belgio (1964), Inghilterra (1972), Germania (1975), Svizzera (1975) e Paesi Bassi (1976). Sul territorio italiano, la popolazione è stimata tra le 200.000 e le 400.000 coppie. Qui, la specie è comune nelle regioni biogeografiche continentale e mediterranea, mentre è scarsa in quella alpina, con una presenza circoscritta ad alcuni fondovalle. Le popolazioni di Usignolo di fiume nel nostro Paese appaiono tuttavia soggette a frequenti e ampie oscillazioni demografiche, determinate soprattutto dalle condizioni meteorologiche invernali che possono causare riduzioni notevoli, anche fino al 75% del contingente svernante. In provincia di Mantova sono state censite tra le 40 e le 50 coppie all’inizio degli anni ’80 sul Lago Superiore di Mantova, con incrementi della popolazione registrati fin dall’inizio degli anni ’70 e successiva stabilizzazione, al netto delle consuete fluttuazioni annuali da mettere in relazione all’andamento climatico invernale. In provincia di Parma si sono verificati decrementi lungo il Po e altri corsi d’acqua minori a partire dalla fine degli anni ’80. Fluttuante l’andamento nelle zone umide del Modenese, con un massimo raggiunto nel 1998 seguito da un crollo della popolazione l’anno successivo; restando in Emilia-Romagna, anche nelle province di Forlì-Cesena e Ravenna sono stati rilevati decrementi, in particolare tra il 1995-97 e tra il 2004 e il 2007. Spingendosi più a nord, in Lombardia sono stimate in media 12.000 coppie nel periodo 1992-2007, con una tendenza stabile o fluttuante; in provincia di Varese, sono state probabilmente abbandonate zone perifluviali e collinari tra i 400 e i 600 metri di altitudine, che erano occupate dalla metà degli anni ’80. In provincia di Trento, sono stimate poche centinaia di coppie: tuttavia, durante la prima metà degli anni ’90, si è qui verificato un incremento numerico, con colonizzazione di nuove aree. In Piemonte, la presenza della specie appare abbastanza stabile nel basso Vercellese e nel Novarese. Numeri più importanti si riscontrano in Italia centrale. In Toscana, ad esempio, sono stimate dalle 10.000 alle 50.000 coppie. Nel comune di Firenze il trend mostra tuttavia un declino rispetto alle precedenti indagini, con particolare riguardo alle colline settentrionali, e con un trend particolarmente negativo tra il 1988 e il 1998, quando i decrementi hanno interessato anche l’area orientale. Nell’Arcipelago toscano, l’Usignolo di fiume è nidificante e svernante solo all’Isola d’Elba. In Umbria, nel quadriennio 2001-2005, la popolazione nidificante risulta in declino, mentre il trend invernale è incerto. In provincia di Lecce l’areale registrato tra il 2000 e 2007 è nettamente più ampio di quello rilevato negli anni ’80. In Sicilia è una specie comune, localmente abbondante negli ambienti umidi, e risulta tra le specie più frequenti e diffuse nella regione. L’Usignolo di fiume non è stato inserito nella Lista Rossa Nazionale. Risulta tra le specie non cacciabili ai sensi della legislazione venatoria (157/92).
Semaforo
La popolazione nidificante è stata oggetto di forte decremento numerico in alcune aree, a seguito degli inverni particolarmente rigidi di metà anni ’80. La successiva ripresa e il recupero di areale hanno portato a un quadro di complessiva stabilità per la specie, specialmente nelle regioni biogeografiche mediterranea e, in parte, continentale.
Canto
È il canto il segno inconfondibile – a volte l’unico segno – della presenza di questa specie. L’Usignolo di fiume si fa infatti riconoscere per il peculiare richiamo, sonoro, prolungato e particolarmente melodico. Molto simile a quello dell’Usignolo maggiore, il canto dell’Usignolo di fiume appare tuttavia più “rapido”, e incorpora un caratteristico crescendo…
Celebre fin da tempi antichi per il suo canto dolce e denso di melodia, l’Usignolo di fiume è diffuso in tutta l’Europa meridionale. Abitante di paludi e canneti, amante di rogge e piccoli corsi d’acqua, questo piccolo passeriforme è timido, quasi furtivo, e non ama mostrarsi all’uomo. La coda rotonda e le piccole ali, peraltro, non lo rendono un buon volatore. Ma è difficile non accorgersi della sua presenza, grazie appunto al canto possente, udibile durante tutto il corso dell’anno…