Sopra: Zona San Lorenzo-Bolsena. Maggio 2023
Foto di Vincenzo Breccia
Sopra: Zona San Lorenzo-Bolsena. Maggio 2023
Foto di Vincenzo Breccia
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Avvistamenti migrazioni e nidificazione nel lago di Bolsena e nel Lazio
Le foto di Vincenzo Breccia nei pressi della foce del rio che scende da San Lorenzo al lago, ne confermano la presenza da tempo accertata nel Lago di Bolsena. E’specie gregaria. (P.B.)
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PAVONCELLA Fonte : Avifauna acquatica svernante nelle zone umide del Lazio
Stato della specie
Specie monotipica a distribuzione eurasiatica, in Italia è migratrice regolare, svernante e nidificante. Nidifica nelle regioni settentrionali (i primi casi certi in Veneto nel 1952) mentre in quelle centrali e meridionali è presente con esigui nuclei instabili (Brichetti e Fracasso, 2004). Specie molto diffusa, la popolazione svernante è stimata in oltre 100.000 individui. La media delle presenze 1996-2000 è quasi triplicata rispetto a quella del 1991-1995 con 48.739 individui in 197 siti, con un massimo annuale di 58.637 individui nel 1998. Il trend mostra un aumento consistente riconducibile a un più 10,9% l’anno (Baccetti et al., 2002).
Svernamento nel Lazio
I contingenti svernanti presenti nel Lazio, al pari di quelli della Toscana e della Sardegna, sono tra i più consistenti a livello nazionale. In assoluto risulta il limicolo più comune sul territorio regionale. Nel periodo del presente lavoro sono stati rilevati 85.863 individui, facendo registrare una media annua di 4.770,2. Il 2001 è stato l’anno con le maggiori presenze con 8398 individui Dal 2000, quasi in via continuativa, sono stati censiti oltre 6.000 individui annui portando l’andamento regionale ad un moderato incremento che, tuttavia, non è in sintonia con quello nazionale. Comunque, l’attitudine della specie a frequentare anche zone lontane da quelle umide, potrebbe essere causa di sottostima.
Nel Lazio la Pavoncella è una specie comune e regolarmente presente nella maggioranza delle zone censite. Quindi ha una distribuzione ampia e, a parte i Laghi Pontini, la maggioranza dei siti sono ubicati nella provincia di Roma e di Viterbo. Le zone umide che ospitano nuclei rilevanti della specie sono i Laghi Pontini, che hanno fatto registrare anche nel 2004 il numero massimo di individui censiti (4.785), e il Litorale Romano; insieme le due zone ospitano il 74% della popolazione svernante regionale consolidando il fatto di essere siti di importanza nazionale. Inoltre, gruppi costituiti da più di 500 unità sono stati rilevati nell’Invaso di Vulci, lungo il fiume Tevere-tratto 3, a Furbara-Macchia Tonda e alle Saline di Tarquinia. Frequenta vari tipi di ambienti aperti costieri e interni. Possono essere sia umidi (saline, acquitrini, praterie allagate, invasi di ritenuta) che asciutti (campi arati, seminativi a prevalenza di mais, cave asciutte). È presente regolarmente nelle zone aeroportuali creando problemi con il traffico aereo. I fattori di minaccia nella regione sono costituiti dall’attività venatoria, dall’agricoltura intensiva dall’uso di pesticidi e dal disturbo antropico.
Enzo Savo
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PAVONCELLA – ( Vanellus vanellus (Linnaeus, 1758) Fonte: www.uccellidaproteggere.it
Ordine: Charadriiformes Famiglia: Charadriidae
La Pavoncella presenta dimensioni simili a quelle di un Colombo di città, raggiungendo una lunghezza di 34 centimetri e un’apertura alare di 77 centimetri, per un peso che può raggiungere anche i 300 grammi. Il maschio e la femmina sono molto simili nell’aspetto, con parti superiori verde scuro con riflessi iridescenti tendenti al nero verso le estremità alari, che terminano con il bianco. Il petto è nero e l’addome bianco, gli stessi colori che connotano il capo, dove campeggia un pronunciato ciuffo. Le zampe sono invece rosse, il becco nerastro. Le femmine si distinguono dai maschi per alcune screziature bianche presenti sul nero del petto e della gola. I giovani somigliano agli adulti, con colorazioni però meno accese e qualche screziatura sulle parti bianche della testa.
Presente con la sottospecie nominale Vanellus v. vanellus in gran parte dell’Europa, la specie in Italia è nidificante parzialmente sedentaria, con un congruo numero di soggetti migratori e svernanti. Frequenta le pianure, i vasti territori coltivati a campi e zone parzialmente umide, ma la si incontra anche nei pascoli, fino a quote medio alte, nella stagione invernale e durante la migrazione primaverile.
La Pavoncella si nutre essenzialmente di coleotteri, mosche e altri insetti, ma anche di ragni, lombrichi e altri invertebrati. Non disdegna nella dieta anche qualche seme di pino o di graminacee. Di carattere sospettoso e di indole timida, conduce vita gregaria in branchi anche numerosi. Il volo è ondulato e relativamente veloce. Sul terreno cammina e corre compiendo improvvisi arresti e ricerca il cibo piegando il corpo senza flettere le zampe.
La stagione riproduttiva inizia alla fine di marzo, con voli di corteggiamento irregolari e abbastanza vistosi. Davanti alla femmina, il maschio si esibisce in una parata che consiste nel simulare il movimento del corpo che dovrà compiere in seguito per scavare la cavità nella quale saranno deposte le uova. Il nido è infatti un semplice buco sul terreno, spesso un poco rialzato per permettere un controllo della zona circostante. La femmina, dopo avere scelto tra diversi siti predisposti dal maschio, depone 4 uova tra la metà di marzo e aprile. Difficilmente si realizza una seconda covata. Dopo circa 4 settimane le uova si schiudono: alla nascita i pulcini abbandonano immediatamente il nido – c.d. nidifughi – per essere comunque accuditi da entrambi i genitori anche in seguito, per un periodo di 35-40 giorni.
Il periodo migliore per udirla inizia con la metà di marzo, quando le coppie si muovono in grandi stormi per raggiungere i quartieri riproduttivi. Difficile da confondere, il richiamo somiglia ad un breve lamento, il cui fraseggio termina in crescendo. Più aspro il grido d’allarme, un sonoro “ghik-ghii” che avverte la colonia di potenziali minacce…
Il nome comune della specie fornisce, in diverse lingue europee, buoni indizi sui suoi tratti distintivi. Quello italiano richiama il colore del piumaggio del dorso, che ha riflessi bronzei tipici della livrea del Pavone. Il nome inglese Lapwing si rifà alle invece piroette – in inglese lapping – che il maschio esegue in aria durante la parata nuziale. Il nome latino Vanellus invece fa riferimento al suo grido d’allarme, che ricorda il rumore del grano quando ricade nel vaglio. Specie gregaria sia durante la nidificazione sia in periodo invernale – quando si raggruppa arrivando a formare stormi fino al migliaio di individui – la Pavoncella si associa spesso ad altre specie dalle esigenze ecologiche simili, come i pivieri dorati. Per alimentarsi arriva anche a seguire, senza timore, i trattori che lavorano i campi…