Sopra: acquerello di Lavinia Dussaix donato al ns sito insieme ad altri
Sotto: fosso di San Lorenzo
Sequenza di pesca del Martin pescatore
Foto di Alina Briciu
Sopra: acquerello di Lavinia Dussaix donato al ns sito insieme ad altri
Sotto: fosso di San Lorenzo
Sequenza di pesca del Martin pescatore
Foto di Alina Briciu
Sotto : Isola Bisentina
Foto di Aina Briciu
Avvistamenti e presenza nel lago di Bolsena e nel Lazio
Il Martin pescatore fotografato da Alina Briciu sugli scogli dell’isola Bisentina e altre parti è presente e abbastanza diffuso sul lago di Bolsena, ma difficile da avvicinare e fotografare (P.B)
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Martin Pescatore (Alcedo atthis) (Fonte: Nuovo atlante degli uccelli nidificanti nel Lazio)
Note tassonomiche, corologia e fenologia
Specie politipica a distribuzione paleartico-orientale. Ampiamente diffusa nidifica in tutta Europa, con popolazioni estremamente ridotte in Scandinavia, mentre le più consistenti sono in Russia, Romania, Francia, Ucraina e Italia (BirdLife International, 2004). In Italia la specie è parzialmente sedentaria e nidificante in tutta la penisola e nelle due isole maggiori, assente da gran parte delle Alpi e Appennino. Nelle regioni meridionali la distribuzione risulta frammentata, mentre in Sicilia e Sardegna, dove la sua nidificazione è stata rilevata di recente, le popolazioni sono molto esigue (Brichetti e Fracasso, 2007).
Distribuzione e consistenza nel Lazio
La specie risulta essere piuttosto localizzata come nidificante, circa 100 coppie stimate nella prima metà degli anni ’90 del secolo scorso (Boano et al., 1995), come svenante invece è molto più diffusa, in questo periodo la popolazione regionale aumenta considerevolmente, anche di tre o quattro volte (Arcà e Petretti, 1984; Di Carlo, 1991; Cecere, 2006). L’attuale cartina di distribuzione evidenzia una presenza come nidificante piuttosto frammentata con una densità leggermente maggiore nelle province di Frosinone e Latina; nonostante la sua presenza sia legata a corsi d’acqua e bacini, la specie risulta comunque assente da diverse aree potenzialmente idonee. Confrontando l’attuale distribuzione con quella del precedente Atlante (Boano et al., 1995), non emerge un so stanziale cambiamento rispetto al numero delle UR occupate, quanto piuttosto nella distribuzione: da un baricentro piuttosto centro-settentrionale a quello attuale centro-meridionale. Analisi più dettagliate sono sicuramente necessarie per interpretare questo fenomeno. A Roma, intorno al 1990 era stimata una popolazione di 15-20 coppie nidifcanti (Cignini e Zapparoli, 1996), la specie risultava piuttosto comune anche lungo il litorale romano ma con densità variabili: 0,04 cp/ km lungo i canali di bonifica, 0,14 cp/km lungo il corso del Fiume Arrone, 0,29 cp/km e 0,44 cp/20 ha in invasi artificiali (Pietrelli et al., 1994).
Preferenze ambientali nel Lazio
La specie è legata essenzialmente a corsi d’acqua e bacini (100% delle segnalazioni). Ciononostante, risulta assente da diverse zone umide laziali, sia interne che costiere, nelle quali è spesso presente in inverno, è possibile che questi ultimi ambienti, non offrano siti particolarmente idonei per la riproduzione o che le risorse trofiche siano troppo scarse in estate. La distribuzione altimetrica delle aree di nidificazione evidenzia come la specie prediliga principalmente quelle poste tra 0-250 m s.l.m., diventando molto più scarsa già nelle fasce altimetriche successive ed assente oltre i 1.000 m di quota.
Status e conservazione
Attualmente, in Europa, la specie versa in uno stato sfavorevole di conservazione (SPEC 3), comples sivamente sono stimate 79.000-160.000 coppie con un trend in precedenza ritenuto in declino mentre attualmente è ritenuta stabile e fluttuante (BirdLife International, 2004); il Martin pescatore è inoltre inserito nell’Allegato I tra le specie di interesse comunitario nella Direttiva Uccelli (2009/147/CE). Anche in Italia è stata osservata una tendenza al decremento (Volponi, 2001) e nella Lista Rossa nazionale è considerata “a più basso rischio” (LIPU e WWF, 1999), con una popolazione stimata in 6.000-16.000 coppie (Brichetti e Fracasso, 2007).
I principali fattori di minaccia sono la distruzione e la modificazione degli habitat, in particolare per i siti di nidificazione: pulizia, rimodellamento o cementificazione degli argini. Vista l’assenza in diversi siti laziali potenzialmente idonei, risulta opportuno prevedere efficaci misure di conservazione riguardanti il mantenimento di un alto grado di naturalità e qualità dei corpi idrici, in particolare degli argini, misure che devono prevedere la compartecipazione dei consorzi di bonifica e di tutti gli altri enti competenti.
Jacopo G. Cecere
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Martin Pescatore comune o martin pescatore europeo (Alcedo atthis Linnaeus, 1758)
Detto anche Alcione. Fonte sotto: www.uccellidaproteggere.it
Ordine: Coraciformes Famiglia: Alcedinidae
Il Martin pescatore vive e nidifica in Africa nord-occidentale, Spagna meridionale e orientale e Corsica. Questo l’areale di presenza della sottospecie atthis , che abita anche l’Italia centro-meridionale, mentre la parte continentale della Penisola – oltre all’intera area a nord e a ovest di quella occupata dalla sottospecie nominale – è abitata dalla sottospecie atthis ispida . Altre 5-6 sottospecie, poi, completano il quadro della regione paleartica occidentale. Due i caratteri distintivi che rendono questo uccello inconfondibile. Anzitutto il piumaggio, brillante, sfumato di turchese e verde smeraldo sul dorso, mentre il petto appare di un vivo arancione. Quindi le sue abitudini alimentari: non è raro osservarlo immobile per ore, appollaiato in prossimità dell’acqua, nella quale è solito tuffarsi non appena individuata una potenziale preda. Come è facile immaginare, la specie ha sofferto parecchio per la progressiva cementificazione di fiumi e torrenti. Altro fattore critico, l’inquinamento, che ha sia impoverito che alterato chimicamente la sua dieta, costituita quasi unicamente da pesce. Dal peso di appena 40 grammi, il Martin pescatore può ingoiare prede relativamente grandi per la propria stazza, anche di pari o superiore dimensione, per poi “finirle” becchettandole insistentemente su una pietra posta nelle vicinanze dell’acqua. In Italia, la specie risulta di abitudini stazionarie, ma è cospicuo anche il contingente migratore e svernante. Prospettive Nonostante i numerosi dati su presenza e densità, la specie non risulta ancora sufficientemente studiata dal punto di vista delle specifiche esigenze ecologiche, nonché della biologia riproduttiva e sui fattori in grado di condizionarne abbondanza e distribuzione. Al fine della determinazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) possono essere utili i valori di densità medi riscontrati in Italia, pari a 0,5-1 coppia per km lungo i corsi d’acqua nelle pianure piemontesi; fino a 7,3 coppie ogni 10 km nella valle del Fiume Toce. Quindi, una coppia ogni circa 3 km in Lombardia, lungo il corso del Po. Densità notevolmente inferiori si ritrovano lungo il Taro, in Emilia-Romagna, e in Lunigiana, con appena 0,75 coppie ogni 10 ettari. Considerando questi parametri, è possibile proporre una densità di una coppia per km di corso d’acqua nel caso di fiumi, torrenti e altri corpi idrici a sviluppo lineare. Questo valore, da intendersi come FRV per questa specie, può essere fissato a una coppia ogni 10 ettari nel caso di vaste zone umide. Probabilmente, la generale stabilità della specie – con fluttuazioni solo a livello locale – è garantita dall’elevata mobilità di questo uccello, che ha spesso ricolonizzato con successo siti di presenza storica con decrementi e estinzioni locali favoriti in maniera decisiva da interventi di regimazione o ripristino degli argini o dall’inquinamento dei corsi d’acqua. Questi fattori di criticità appaiono al momento troppo importanti per considerare adeguato lo stato di conservazione del Martin pescatore nel nostro Paese. Tra gli interventi prioritari per la specie va dunque annoverata la necessità di tutelare corsi d’acqua e zone umide, con particolare riferimento alla salvaguardia di scarpate sabbiose e terrose. È qui infatti che la specie costruisce il nido, e sono proprio queste formazioni ad essere spesso spazzate via durante i lavori di “sistemazione” dei nostri fiumi. Minacce
In Piemonte e Valle d’Aosta è presente il contingente nidificante più importante di Martin pescatore, un uccello che predilige sempre acqua dolce – specialmente durante la stagione riproduttiva – nonché l’ampia disponibilità di pesci e di posatoi usati come “torre di avvistamento” nonché come rampa di lancio prima di tuffarsi sulla preda. In questa area si stimano tra le 500 e le 2.000 coppie della specie. Importante anche la popolazione lombarda, stimabile in 1.500-2000 coppie con andamento sconosciuto. Più ridotta altrove, la popolazione conta comunque dalle 300 alle 1000 coppie in Toscana, tra le 540 e le 870 in Veneto, fino alle poche decine di coppie censite tra Lazio, Sicilia e Sardegna. I dati dimostrano la forte intolleranza del Martin pescatore alla canalizzazione e alla regimazione dei corsi d’acqua. Appare questa la minaccia principale che ha pesato sul declino storico della specie e che pare ostacolarne attualmente ogni possibile ripresa. La cementificazione – o comunque la regimazione – dei corsi d’acqua causa da un lato il venir meno di posatoi idonei, ma causa del pari la scomparsa di sponde sabbiose o terrose adatte allo scavo del nido.
A questa minaccia si accompagna una elevata sensibilità ai fenomeni di inquinamento delle acque, che hanno come prima conseguenza la diminuzione drastica del numero di prede. Meno impattante per l’Italia risulta invece la presenza di predatori, come per esempio Volpe e Visone, principale problema per il Martin pescatore nelle popolazioni del nord Europa (Svezia in particolare). La specie si dimostra poi particolarmente vulnerabile ad inverni occasionalmente rigidi. Un fattore comunque parzialmente compensato da una buona mobilità che spinge questa specie, in caso di situazioni climatiche estreme, a spostarsi e a ricolonizzare velocemente siti in precedenza abbandonati.
Stato di salute
Minacciato in tutta Europa, il Martin pescatore ha uno stato di conservazione sfavorevole sia su scala comunitaria sia a livello continentale. Marcate fluttuazioni nell’Europa centrale e settentrionale sono sostanzialmente dovute a inverni occasionalmente troppo rigidi, mentre è stato l’inquinamento delle acque e la canalizzazione dei corsi d’acqua ad aver provocato il largo declino che ha riguardato la specie nella seconda metà del Novecento, nell’intero areale distributivo.
Attualmente la popolazione “comunitaria” della specie è stimata in 39-91mila coppie, stabili tra il 1990 e il 2000 ma in largo decremento rispetto al 1970. Questa frazione, pari ad almeno la metà della popolazione continentale – che potrebbe raggiungere e le 160mila coppie – rappresenta invece tra il 5 e il 24% della popolazione globale della specie, assegnando all’Unione Europea un ruolo abbastanza rilevante nella sua tutela. L’Italia, dal canto suo, ospita dalle 5 alle 10mila coppie di Martin pescatore – 6-16mila secondo altre stime – stabili tra il 1990 e il 2000. Una frazione compresa tra il 15 e il 18% di quella “comunitaria” complessiva. Al contingente nidificante si aggiungono poi gli individui svernanti e migratori, provenienti in massima parte dall’Europa centrale e occidentale: i dati sulle ricatture indicano nella Repubblica ceca e nella Germania la zona di provenienza principale. Restano, per quanto riguarda il contingente nidificante – pur in un quadro di generale stabilità – fluttuazioni consistenti, di solito orientate al decremento, specialmente in concomitanza con gli inverni più rigidi. Semaforo
La popolazione di Martin pescatore nel nostro Paese risulta da qualche decennio abbastanza stabile. Non mancano tuttavia episodi – anche frequenti – di calo a livello regionale o addirittura estinzione su scala locale, dovuti sia a eventi climatici eccezionali sia, soprattutto, alla messa in atto di interventi di regimazione e sistemazione degli alvei dei fiumi totalmente incompatibili con le esigenze ecologiche di questa specie. A compensare parzialmente queste criticità viene in soccorso l’elevata mobilità della specie, che in caso di situazioni negative si sposta da un sito all’altro anche ricolonizzando aree in precedenza abbandonate. Purtroppo le azioni di gestione a cui continuano ad essere sottoposti i nostri fiumi non risultano spesso compatibili con le esigenze ecologiche di questa specie, che soffre in modo particolare anche per l’inquinamento delle acque, essendo la propria dieta composta quasi esclusivamente da pesce.
Colori sgargianti tra il blu e il verde smeraldo rendono questa specie inconfondibile. Lo si può osservare spesso appollaiato su un ramo nei pressi dell’acqua, dove – come è facile intuire dal nome che porta – si tuffa abilmente in picchiata non appena individuata la preda. In grado di ingoiare prede relativamente grandi per la sua dimensione, lo si può osservare immobile, per ore, con lo sguardo rivolto all’acqua, in attesa del passaggio di qualche pesce…