Sopra Aironi guardiabuoi, qui guardiapecore.

Bacino lago Bolsena

Foto di Vincenzo Breccia

Sotto:

Isola Bisentina,  Airone guardabuoi e Nitticora,

Airone in volo con rametto per nido

Foto di Alina Briciu

Sotto:

Isola Bisentina,  Airone guardabuoi

Foto di EDO PARRI

 

 

Avvistamenti e nidificazione nel lago di Bolsena e nel Lazio

Le foto di Alina Briciu (2022) e Edo Parri (2023) evidenziano la coesistenza dell’Airone guardiabuoi e della Nitticora sull’isola Bisentina, dove entrambe nidificano (P.B.)

 

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Airone guardabuoi (Bubulcus ibis Linnaeus, 1758)       Fonte: Nuovo atlante degli uccelli nidificanti nel Lazio

 

Distribuzione e consistenza nel Lazio

Dalla carta della distribuzione si evidenziano due aree riproduttive poste nel viterbese (Saline di Tarquinia e Lago di Bolsena). Nel 2001 è avvenuta la prima nidificazione nei pressi della RNPA Saline di Tarquinia (Rigoli et al., 2001) e nel 2007 la seconda sull’Isola Bisentina (Lago di Bolsena) (Calvario et al., 2007). Nella garzaia di Tarquinia il numero medio di coppie in 9 anni è stato di 23,5 (min 12 – max 40). Il successo di schiusa oscilla tra un min/max di 1,33-3,33 pulli/coppia. La popolazione nidificante è attualmente stimata in 38-40 coppie (Angelici et al., 2009).

Preferenze ambientali nel Lazio La specie costruisce i suoi nidi su esemplari maturi di Pinus halepensis (Pineta di S. GiorgioTarquinia) e Quercus ilex (falesie dell’Isola Bisentina Lago di Bolsena). La distribuzione altimetrica varia tra 0-2 e 360 m s.l.m. Negli ultimi anni le due garzaie polispecifiche hanno ospitato anche individui di Nitticora (Nycticorax nycticorax ) ed Airone guardabuoi (Bubulcus ibis).

Status e conservazione

Lo stato di conservazione in Europa è valutato come “sicuro”, la popolazione è stimata in 68.000-94.000 coppie (BirdLife International, 2004). In Italia la specie non presenta particolari problemi di conservazione, la popolazione nidificante è stimata in circa 16.000 coppie (Fasola et al., 2007). Un recente studio sull’inquinamento da metalli pesanti, effettuato sulla popolazione presente presso la garzaia delle Saline di Tarquinia, ha denotato un incremento, negli anni, della concentrazione di mercurio in penne ed uova (Pietrelli e Biondi, 2009). Per proteggere adeguatamente i due siti, si ritiene opportuno prevedere alcune misure di conservazione quali: tutelare le colonie esistenti, limitare il disturbo antropico (balneazione e traffico natanti), controllare i livelli idrici (salina) e monitorare costantemente tutte le altre aree idonee per la specie presenti nella Regione.

Massimo Biondi e Loris Pietrelli

 

 

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Airone guardabuoi (Bubulcus ibis LINNAEUS, 1758)       Fonte:  www.uccellidaproteggere.it

 

Ordine: Ciconiiformes Famiglia: Ardeidae

L’Airone guardabuoi è presente in gran parte dell’Asia, dell’Africa, delle Americhe e dell’Europa meridionale. In Italia si concentra soprattutto al nord, mentre appare più sporadico, sebbene in aumento, nelle regioni centro-meridionali.

È un uccello di taglia media (la sua altezza può variare dai 25 ai 30 cm); presenta un piumaggio bianco e si distingue per il becco giallo e le zampe grigie. Ma, non appena arriva la fase della riproduzione, gli esemplari adulti sfoggiano una livrea più colorata con piume arancioni sul vertice, sulla nuca e sul dorso, e presentano becco e zampe color carnacino. In inverno invece l’abito torna bianco.

Gli aironi guardabuoi amano frequentare gli ambienti umidi, ma anche i campi arati e seminati, dove sovente seguono i trattori durante le fasi di lavorazione dei campi. In realtà il loro obiettivo spesso sono i bovini, dai cui parassiti traggono nutrimento.

Le colonie solitamente sono composte da una decina di esemplari. La costruzione del nido avviene su salici arbustivi e piante di boschi umidi. Solitamente nidifica in garzaia, costruendo un nido a coppa, poco profondo, con rametti e steli di canna. Talvolta i nidi sono così vicini da toccarsi gli uni con gli altri (anche fino a un centinaio sullo stesso albero).

Si nutre di pesci, anfibi e invertebrati acquatici e terricoli, nonché di piccoli roditori (arvicole) che scova nei terreni agricoli in fase di lavorazione. Il suo modo di cacciare alterna spostamenti lenti, con un movimento laterale del collo e della testa, a brevi corse. Come gli altri aironi, vola tenendo il collo ripiegato a forma di “esse”, posa che gli conferisce un aspetto “senza collo”.

 

Prospettive

La specie ha colonizzato l’Italia in tempi relativamente recenti e per questo motivo non è possibile formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). L’Airone guardabuoi ha mostrato una vasta espansione di areale, negli ultimi decenni, accompagnata dall’aumento del contingente nidificante e svernante. Una situazione nel complesso favorevole, a livello di trend, che riguarda sia l’Italia sia l’intero continente europeo. Fluttuazioni della specie a livello locale sono di solito strettamente correlate al verificarsi di inverni particolarmente rigidi. Considerando l’incremento demografico su più anni, è comunque ipotizzabile una buona persistenza della specie nel medio-lungo periodo. Un possibile fattore di rischio è rappresentato dalla concentrazione delle popolazioni. Per favorire la conservazione dell’Airone guardabuoi è necessario agevolare la crescita di popolazioni autosufficienti anche nelle aree di minor addensamento, tutelando i siti riproduttivi e favorendo una corretta gestione delle aree di nidificazione e sosta. Attualmente la specie è nel complesso ben monitorata e studiata nel nostro Paese, studi che andrebbero proseguiti per raccogliere ulteriori dati su successo riproduttivo e mortalità. Specialmente in alcune aree, è auspicabile una gestione del territorio che tuteli le pratiche agricole tradizionali e soprattutto il pascolo “naturale” di erbivori, quali equini o ovini, sul prato stabile, dato il legame “simbiotico” che unisce la specie a questi mammiferi.

Minacce

Le regioni a bassa quota dell’area Mediterranea rappresentano l’ambiente ideale per la specie, nel complesso meno legata, rispetto ad altri aironi, agli ambienti acquatici. Per questo la progressiva cementificazione dei suoli e ogni altra azione di degrado dell’habitat – come l’abbattimento di alberi bassi o arbusti dove tipicamente nidifica – può rappresentare una minaccia importante per l’Airone guardabuoi. Su scala locale, si possono individuare elementi di fragilità in alcune colonie sempre a causa del disturbo antropico o dell’alterazione dell’habitat idoneo. Anche il crescente inquinamento di alcuni specifici siti – data l’alta concentrazione geografica delle principali popolazioni – può rappresentare un importante fattore di rischio. Legata alle pratiche agropastorali tradizionali, la specie risente negativamente dei cambiamenti delle pratiche agricole nelle zone bonificate e della gestione dei pascoli adiacenti le zone umide. Probabilmente ad oggi, nonostante il trend nel complesso favorevole, la minaccia principale per la specie è rappresentata dall’incremento delle aree urbane, particolarmente “esplosivo” in alcune zone del Paese.

Stato di salute

L’Airone guardabuoi è specie protetta ai sensi della legge 157/92 sulla caccia. In Italia, come nell’intero continente europeo, mostra uno stato di conservazione favorevole. Tra il 1970 e il 1990 si è verificato un largo incremento della specie per quanto riguarda sia la popolazione nidificante, sia quella svernante. Nel periodo 1990-2000, invece, è stato riscontrato un incremento limitato alla popolazione nidificante. Nel complesso in Europa si stimano tra le 50mila e le 140mila coppie; in Italia sono state censite oltre un migliaio di coppie, in aumento nel periodo 1990-2000. Il 93% della popolazione continentale e tra il 5% e il 24% di quella globale nidificano entro i confini dell’Europa a 27. Ad oggi non è stato redatto alcun Piano d’Azione Internazionale sulla specie, considerata “vulnerabile” nella Lista Rossa Nazionale. I censimenti annuali in Italia hanno evidenziato un repentino aumento nel 1997, con oltre 300 individui avvistati presso lo stagno oristanese Mari e Pauli. Le popolazioni della specie appaiono, nel complesso, piuttosto concentrate dal punto di vista geografico: i 2 siti più importanti in Italia ospitano infatti il 53% della popolazione nazionale complessiva e il 90% abita 14 siti. Il contingente svernante è più numeroso di quello nidificante e si è riscontrata una migrazione di soggetti transalpini che raggiungono l’Alto Adriatico seguendo il corso del Po. Il trend mostra un aumento della popolazione pari a circa 35 punti percentuali l’anno. Basandosi sui dai 1998- 2003, la crescita non pare essersi arrestata.

Canto

Canto Scandito e regolare, il canto dell’Airone guardabuoi risuona forte e chiaro nell’ambiente naturale. Il timbro forte che lo contraddistingue sembra quasi dovuto alla necessità di “dialogare” con gli altri animali, come le mandrie al pascolo, con cui la specie ha costruito un rapporto di perfetta “simbiosi”. Quando percepisce un pericolo, l’Airone guardabuoi si alza in volo, emettendo un suono rauco (una sorta di grido di allarme) che avverte i grandi mammiferi dell’imminente minaccia…

Piumaggio candido e becco giallo: l’Airone guardabuoi si può avvistare nei pressi di tranquille mandrie al pascolo. Questo Airone si nutre infatti di cavallette, coleotteri e lucertole che tipicamente “accompagnano” gli animali mentre questi si muovono lentamente sul terreno erboso. Può capitare anche di vederlo appollaiato sopra i bovini stessi. Niente paura, non è un attacco ma uno scambio di favori. Questa specie, infatti, nutrendosi di piccoli parassiti come zecche e mosche emofaghe, porta molti benefici ai ruminanti. Offrendo buon cibo, i bovini ricevono in cambio un segnale di allarme in caso di pericolo: da qui il nome di “Airone guardabuoi”…

 

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Vedi video dell'Airone guardabuoi

Airone guardabuoi dal guardia barche. Parte di Montefiascone, settembre 2023

Airone guardabuoi (Bubulcus ibis LINNAEUS, 1758) 

 

Ordine: Ciconiiformes Famiglia: Ardeidae

L’Airone guardabuoi è presente in gran parte dell’Asia, dell’Africa, delle Americhe e dell’Europa meridionale. In Italia si concentra soprattutto al nord, mentre appare più sporadico, sebbene in aumento, nelle regioni centro-meridionali.

È un uccello di taglia media (la sua altezza può variare dai 25 ai 30 cm); presenta un piumaggio bianco e si distingue per il becco giallo e le zampe grigie. Ma, non appena arriva la fase della riproduzione, gli esemplari adulti sfoggiano una livrea più colorata con piume arancioni sul vertice, sulla nuca e sul dorso, e presentano becco e zampe color carnacino. In inverno invece l’abito torna bianco.

Gli aironi guardabuoi amano frequentare gli ambienti umidi, ma anche i campi arati e seminati, dove sovente seguono i trattori durante le fasi di lavorazione dei campi. In realtà il loro obiettivo spesso sono i bovini, dai cui parassiti traggono nutrimento.

Le colonie solitamente sono composte da una decina di esemplari. La costruzione del nido avviene su salici arbustivi e piante di boschi umidi. Solitamente nidifica in garzaia, costruendo un nido a coppa, poco profondo, con rametti e steli di canna. Talvolta i nidi sono così vicini da toccarsi gli uni con gli altri (anche fino a un centinaio sullo stesso albero).

Si nutre di pesci, anfibi e invertebrati acquatici e terricoli, nonché di piccoli roditori (arvicole) che scova nei terreni agricoli in fase di lavorazione. Il suo modo di cacciare alterna spostamenti lenti, con un movimento laterale del collo e della testa, a brevi corse. Come gli altri aironi, vola tenendo il collo ripiegato a forma di “esse”, posa che gli conferisce un aspetto “senza collo”.

 

Prospettive

La specie ha colonizzato l’Italia in tempi relativamente recenti e per questo motivo non è possibile formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). L’Airone guardabuoi ha mostrato una vasta espansione di areale, negli ultimi decenni, accompagnata dall’aumento del contingente nidificante e svernante. Una situazione nel complesso favorevole, a livello di trend, che riguarda sia l’Italia sia l’intero continente europeo. Fluttuazioni della specie a livello locale sono di solito strettamente correlate al verificarsi di inverni particolarmente rigidi. Considerando l’incremento demografico su più anni, è comunque ipotizzabile una buona persistenza della specie nel medio-lungo periodo. Un possibile fattore di rischio è rappresentato dalla concentrazione delle popolazioni. Per favorire la conservazione dell’Airone guardabuoi è necessario agevolare la crescita di popolazioni autosufficienti anche nelle aree di minor addensamento, tutelando i siti riproduttivi e favorendo una corretta gestione delle aree di nidificazione e sosta. Attualmente la specie è nel complesso ben monitorata e studiata nel nostro Paese, studi che andrebbero proseguiti per raccogliere ulteriori dati su successo riproduttivo e mortalità. Specialmente in alcune aree, è auspicabile una gestione del territorio che tuteli le pratiche agricole tradizionali e soprattutto il pascolo “naturale” di erbivori, quali equini o ovini, sul prato stabile, dato il legame “simbiotico” che unisce la specie a questi mammiferi.

Minacce

Le regioni a bassa quota dell’area Mediterranea rappresentano l’ambiente ideale per la specie, nel complesso meno legata, rispetto ad altri aironi, agli ambienti acquatici. Per questo la progressiva cementificazione dei suoli e ogni altra azione di degrado dell’habitat – come l’abbattimento di alberi bassi o arbusti dove tipicamente nidifica – può rappresentare una minaccia importante per l’Airone guardabuoi. Su scala locale, si possono individuare elementi di fragilità in alcune colonie sempre a causa del disturbo antropico o dell’alterazione dell’habitat idoneo. Anche il crescente inquinamento di alcuni specifici siti – data l’alta concentrazione geografica delle principali popolazioni – può rappresentare un importante fattore di rischio. Legata alle pratiche agropastorali tradizionali, la specie risente negativamente dei cambiamenti delle pratiche agricole nelle zone bonificate e della gestione dei pascoli adiacenti le zone umide. Probabilmente ad oggi, nonostante il trend nel complesso favorevole, la minaccia principale per la specie è rappresentata dall’incremento delle aree urbane, particolarmente “esplosivo” in alcune zone del Paese.

Stato di salute

L’Airone guardabuoi è specie protetta ai sensi della legge 157/92 sulla caccia. In Italia, come nell’intero continente europeo, mostra uno stato di conservazione favorevole. Tra il 1970 e il 1990 si è verificato un largo incremento della specie per quanto riguarda sia la popolazione nidificante, sia quella svernante. Nel periodo 1990-2000, invece, è stato riscontrato un incremento limitato alla popolazione nidificante. Nel complesso in Europa si stimano tra le 50mila e le 140mila coppie; in Italia sono state censite oltre un migliaio di coppie, in aumento nel periodo 1990-2000. Il 93% della popolazione continentale e tra il 5% e il 24% di quella globale nidificano entro i confini dell’Europa a 27. Ad oggi non è stato redatto alcun Piano d’Azione Internazionale sulla specie, considerata “vulnerabile” nella Lista Rossa Nazionale. I censimenti annuali in Italia hanno evidenziato un repentino aumento nel 1997, con oltre 300 individui avvistati presso lo stagno oristanese Mari e Pauli. Le popolazioni della specie appaiono, nel complesso, piuttosto concentrate dal punto di vista geografico: i 2 siti più importanti in Italia ospitano infatti il 53% della popolazione nazionale complessiva e il 90% abita 14 siti. Il contingente svernante è più numeroso di quello nidificante e si è riscontrata una migrazione di soggetti transalpini che raggiungono l’Alto Adriatico seguendo il corso del Po. Il trend mostra un aumento della popolazione pari a circa 35 punti percentuali l’anno. Basandosi sui dai 1998- 2003, la crescita non pare essersi arrestata.

Canto

Canto Scandito e regolare, il canto dell’Airone guardabuoi risuona forte e chiaro nell’ambiente naturale. Il timbro forte che lo contraddistingue sembra quasi dovuto alla necessità di “dialogare” con gli altri animali, come le mandrie al pascolo, con cui la specie ha costruito un rapporto di perfetta “simbiosi”. Quando percepisce un pericolo, l’Airone guardabuoi si alza in volo, emettendo un suono rauco (una sorta di grido di allarme) che avverte i grandi mammiferi dell’imminente minaccia…

Piumaggio candido e becco giallo: l’Airone guardabuoi si può avvistare nei pressi di tranquille mandrie al pascolo. Questo Airone si nutre infatti di cavallette, coleotteri e lucertole che tipicamente “accompagnano” gli animali mentre questi si muovono lentamente sul terreno erboso. Può capitare anche di vederlo appollaiato sopra i bovini stessi. Niente paura, non è un attacco ma uno scambio di favori. Questa specie, infatti, nutrendosi di piccoli parassiti come zecche e mosche emofaghe, porta molti benefici ai ruminanti. Offrendo buon cibo, i bovini ricevono in cambio un segnale di allarme in caso di pericolo: da qui il nome di “Airone guardabuoi”…

 Fonte: Wikipedia e www.uccellidaproteggere.it