Avvistamenti, nidificazione nel Lago di Bolsena e nel Lazio
È possibile vedere un’enorme gruppo di Folaghe lungo anche più di un chilometro. Predilige la zona di Montefiascone per poi spostarsi anche verso Bolsena. Un grande spettacolo.
Da notare che il davvero notevole numero di folaghe sul lago, non crea problemi, nè all’ecologia o alle altre specie viventi.(P.B)
La comunità ornitica svernante (sul lago di Bolsena) è caratterizzata dalla massiccia presenza della Folaga, anche nidificante, che costituisce oltre il 70% del totale degli individui censiti, seguita nell’ordine da Svasso piccolo e Svasso maggiore, Moriglione, Gabbiano comune, Gabbiano reale, Cormorano e Moretta, mentre tutte le altre specie superano complessivamente di poco il 2%. (Fonte: Avifauna svernante nelle zone umide del Lazio)
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FOLAGA (Fulica atra) Fonte: Avifauna acquatica svernante nelle zone umide del Lazio. 2009
Svernamento nel Lazio
Anche nel Lazio, è la specie più comune tra quelle censite, con una media di 19.290,8 individui rilevati nel periodo 1991-2008 e un massimo annuale di 29.217 individui nel 2002.
Nel Lazio la Folaga risulterebbe in aumento, anche se l’incremento registrato a livello nazionale sarebbe più consistente. In particolare a livello regionale si notano delle marcate differenze tra gli andamenti nei diversi bacini. Per esempio, negli ultimi anni, si registra una tendenza all’aumento dei contingenti svernanti al Lago di Bolsena e una tendenza alla diminuzione di quelli svernanti al Lago di Vico (Brunelli et al., 2004). In altre aree, come i Laghi Pontini e il Lago di Bracciano, l’andamento degli individui svernanti ha mostrato notevoli fluttuazioni nel corso della presente indagine.
La specie è stata osservata in quasi tutte le aree censite, comprese le zone umide minori, raggiungendo le massime concentrazioni di individui nei laghi più estesi della regione (Bracciano, Vico, Bolsena) e nel complesso dei Laghi Pontini. Complessivamente questi quattro siti, che nel periodo 1991-2000 sono risultati di importanza nazionale (Baccetti et al., 2002), hanno ospitato l’87% degli individui svernanti nella regione. Discrete concentrazioni della specie sono state osservate anche nel Lago di Posta Fibreno, nei Laghi di Albano e di Nemi, nelle zone umide della Riserva del Litorale Romano e nel Lago di Nazzano.
La Folaga è una specie adattabile occupando qualsiasi area con acque aperte in cui, però, sia presente vegetazione ripariale da utilizzare come rifugio e per la nidificazione.
La versatilità della specie e le cospicue dimensioni della popolazione regionale suggeriscono che la Folaga non sia minacciata nell’immediato futuro. Ciò è in accordo con la tendenza al leggero incremento delle popolazioni svernanti in Europa (BirdLife International, 2004). Comunque, a livello locale, possono costituire fattori di minaccia: le trasformazioni degli ambienti di riproduzione e di alimentazione, l’inquinamento da pesticidi e metalli pesanti, le variazioni di livello delle acque.
Alberto Sorace
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FOLAGA (Fulica atra) Fonte: Nuovo atlante degli uccelli nidificanti nel Lazio. 2011
Ordine: Gruiformes Famiglia: Rallidae
Note tassonomiche, corologia e fenologia
Specie politipica a distribuzione paleartico-orientale. Nel paleartico occidentale, l’areale risulta continuo fino ai 45° di latitudine, mentre diviene più frammentato procedendo verso sud (BirdLife International, 2004). La specie è sedentaria e dispersiva; le popolazioni più settentrionali sono migratrici e svernanti a sud dell’areale, fino in Europa centrale e occidentale e Africa tropicale.
In Italia la specie è sedentaria e nidificante in tutto il territorio nazionale, anche se risulta essere meno abbondante e maggiormente localizzata nelle regioni alpine, sul medio versante adriatico e nelle regioni meridionali. Si suppone che l’areale storico fosse più esteso in relazione ad una più ampia diffusione delle zone umide (Brichetti e Fracasso, 2004).
Distribuzione e consistenza nel Lazio
La cartina evidenzia una distribuzione uniforme sul territorio regionale, fermo restando la presenza di habitat idoneo.
La specie è infatti risultata presente in tutte le principali zone umide della Regione: laghi di Bolsena, Vico, Bracciano, Reatini, Posta Fibreno, San Cataldo, Canterno, Pontini e Fondi; l’asta fluviale del Tevere e la bonifica di Maccarese.
Confrontando l’attuale areale di nidificazione con quello riportato nel precedente Atlante (Boano et al.,1995), si evidenzia un’apparente ampliamento dello stesso, in particolare verso le zone meridionali e verso la fascia costiera della regione. Il numero delle unità di rilevamento in cui la specie è stata rilevata è passato da 29 (Tavolette IGMI) a 50 (Quadrati UTM), anche i dati che riguardano le nidificazioni “certe” sono aumentati, passando da 21 a 35 unità di rilevamento occupate. Nella R.N. dei Laghi Lungo e Ripasottile (RI) sono state stimate 80-100 coppie nidificanti (Brunelli e Sarrocco, 1998), nella R.N. di Nazzano, Tevere-Farfa (RM) 20 coppie (Angelici e Brunelli, 2008), nella Palude di Torre Flavia (RM) nel quinquennio 2001-2005 sono state registrate densità comprese tra 1,82 e 5,00 coppie/10 ha (Causarano et al., 2006), nel 2006 in 5 aree umide residuali site a Roma e sul suo litorale sono state riscontrate densità comprese tra 4,08 e 7,61 coppie/10 ha (Benassi, 2006). Allo stato delle attuali conoscenze non è comunque possibile fornire una stima accurata della popolazione nidificante in ambito regionale.
Preferenze ambientali nel Lazio
Durante la presente indagine il 93% delle segnalazioni hanno riguardato la tipologia ambientale dei “Corpi d’acqua”, in particolare la nidificazione della specie è tipicamente legata alla presenza di specchi d’acqua libera, sia dolce che salmastra, con presenza di una folta fascia di vegetazione ripariale a tifeto e fragmiteto. I siti di nidificazione si distribuiscono prevalentemente nella fascia compresa entro i 250 m s.l.m., diminuendo considerevolmente oltre tale quota, fino a risultare completamente assenti oltre i 750 m s.l.m.; unica eccezione è costituita da un sito posto a 1.260 metri di quota (Lago di Cornino, sull’omonimo Piano).
Status e conservazione
La specie, in Europa, viene ritenuta Non-SPEC con uno stato di conservazione “sicuro”, e una popolazione stimata in oltre 1.300.000 coppie (BirdLife International, 2004). in Italia non è presente nella Lista Rossa nazionale (LIPU e WWF, 1999) e la popolazione, stimata in 8.000-12.000 coppie, presenta una tendenza alla stabilità negli ultimi venti anni (Brichetti e Fracasso, 2004). In generale, vengono considerati fattori di minaccia la distruzione e la trasformazione degli habitat riproduttivi e di alimentazione, la contaminazione da pesticidi e metalli pesanti, gli incendi dei canneti, la variazione del livello delle acque nel periodo di nidificazione, le parassitosi e la presenza della Nutria nei siti di nidificazione (Brichetti e Fracasso, 2004); quest’ultimo elemento è riscontrabile anche in molte delle aree di nidificazione del territorio regionale.
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Folaga (Fulica LINNEUS, 1758) Fonte: www.uccellidaproteggere.it/
Ordine: Gruiformes Famiglia: Rallidae
La Folaga è un uccello acquatico di colore nero: si distingue per una tipica macchia bianca sulla fronte (scudo) che riprende il colore chiaro del becco. Gli occhi sono rossi e le zampe grigio-verdi terminano con lunghe dita lobate, frutto del processo di adattamento agli ambienti acquatici. Raggiunge una lunghezza di circa 38 cm. Maschio e femmina sono piuttosto simili: mentre i maschi sono riconoscibili dalla macchia un po’ più grande e raggiungono fino ai 600 grammi di peso, le femmine arrivano a pesare anche 800 grammi.
Le folaghe sono ottime nuotatrici e la specie, a livello globale, è molto diffusa. Vive infatti in Europa centrale e orientale, ma anche dall’Africa settentrionale fino alla Siberia e all’Australia. Sono soprattutto stanziali; solo quelle delle regioni più fredde migrano, in inverno, verso il sud. In Italia, la specie è molto numerosa nei periodi di “doppio passaggio” degli individui in migrazione.
Il suo habitat ideale è rappresentato da stagni calmi, terreni umidi e acque che scorrono lentamente, con molte piante acquatiche e canne palustri. In questi ambienti gli individui possono trovare abbondanza di risorse alimentari, con particolare riguardo a piante e molluschi. In ogni caso la specie è onnivora, e la raccolta del cibo avviene in base alla disponibilità stagionale. Per esempio d’estate le folaghe si cibano tipicamente di canne, alghe, erbe, piante acquatiche e residui organici oltre a piccoli pesci, rane, molluschi, insetti e larve di insetti; d’inverno non disdegnano anche resti di pane e rifiuti.
Sempre nei canneti la specie costruisce il nido, dove depone da 3 a 12 uova, covate per circa 21 giorni. Per il loro carattere vivace le folaghe si scontrano rumorosamente, battibeccando spesso tra loro. I combattimenti non sono una prerogativa del maschio e capita spesso di vedere anche femmine che si affrontano; in ogni caso, le lotte avvengono di regola tra individui dello stesso sesso. In alcune circostanze le folaghe possono anche unirsi contro i predatori, come il Falco di palude e la Volpe: se minacciate, infatti, si spostano rumorosamente tutte assieme, tra mille schizzi d’acqua.
Prospettive
La Folaga in Italia è relativamente ben conosciuta e monitorata, soprattutto per quanto riguarda il contingente svernante. Sarebbe comunque opportuno valutare il reale impatto della pressione venatoria, tramite ricerche mirate, nonché approfondire l’analisi dei dati relativi alle variazioni della distribuzione e all’abbondanza della specie nel corso dell’anno.
In alcune aree campione sono già state effettuate rilevazioni in anni recenti, che andrebbero incrementate ed estese ai territori più importanti di presenza. Considerando i dati disponibili, si propone un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) pari a 6 coppie per ettaro nelle zone umide estese almeno qualche decina di ettari, e di 8 nidi per km lungo fiumi o grandi canali.
Nonostante la Folaga mostri un certo declino su scala provinciale o locale, lo stato di salute della specie appare relativamente soddisfacente a livello nazionale. Le densità risultano però non uniformi e vi sono diversi contesti in cui la specie mostra una concentrazione molto modesta.
Ad oggi la principale problematica di conservazione appare legata, per quanto riguarda la Folaga, a studi più approfonditi che consentano di quantificare il reale impatto dell’attività venatoria. Questo per poter formulare considerazioni scientificamente fondate sull’incidenza di tale pratica sul trend delle principali popolazioni della specie e mettere in atto eventuali azioni mirate di tutela su scala locale o nazionale.
Minacce.
La Folaga nidifica in un’ampia fascia di climi e latitudini, dove occupa corpi idrici di acqua ferma o calma, ad eccezione delle pozze più piccole e dei bacini più profondi. La specie predilige infatti le acque con fondi fangosi, nei pressi di vegetazione emergente, fluttuante, o di fondale. Necessita di un minimo di acqua aperta e può sopportare una certa esposizione. Evita invece quelle aree che presentano una vegetazione troppo fitta. Predilige inoltre le aree di pianura, ma localmente penetra anche le vallate alpine.
La specie occupa ambienti più esposti alle estensioni di acqua aperta rispetto ad altri Rallidi e appare molto tollerante anche della presenza umana, nidificando persino su barche nei pressi di porticcioli lacustri. All’interno delle zone umide la Folaga preferisce gli specchi d’acqua più ampi: nei siti dove appare in espansione, occupa prima questi spazi e, successivamente, quelli più ridotti, purché ricchi di vegetazione.
In Lombardia la specie presenta una densità media di 3 coppie per ettaro in provincia di Pavia, dove la dimensione dei territori riproduttivi è pari a 1.744,2 mq. In Piemonte si ha una densità piuttosto variabile, da 0,001 a 2,7 coppie per ettaro. Lungo il corso del Po la densità registrata è pari a 4 coppie per ettaro, con 32 nidi in 4,2 km lungo il fiume Mera. In Emilia-Romagna, la densità è pari a 4.9 nidi per 10 ettari e la specie è stata rilevata, nel 1996, in ben 740 ettari di zone umide favorevoli.
La Folaga è soggetta a un’elevata mortalità diretta e indiretta dovuta alla caccia – abbattimenti, disturbo, avvelenamento da piombo – e appare sensibile a fattori quali l’eliminazione della vegetazione ripariale, bonifiche (soprattutto nei Paesi asiatici), non corretta gestione delle zone umide, cattura accidentale in reti da pesca. Altri fattori di rischio documentati sono rappresentati da mortalità per influenza aviaria o predazione (ad esempio da parte del Visone americano nel Regno Unito e in Polonia).
Stato di salute
La Folaga non è considerata una specie in pericolo. Attualmente è tendenzialmente “sicura” nell’Unione europea, con uno stato di conservazione favorevole anche a livello continentale. Nel complesso si è assistito, dagli anni ’70 agli anni ’90, a un moderato incremento della popolazione nidificante e a una certa stabilità di quella svernante nell’Unione europea. Nel ventennio successivo la popolazione nidificante ha subito un leggero declino, mente il contingente svernante ha mantenuto valori più stabili.
In Unione europea si stimano circa 590.000-1.100.000 coppie, mentre in Italia si contano 8-12mila coppie. Il 45-48% della popolazione continentale – quantificata in 1.300.000-2.300.000 coppie – e una frazione compresa tra il 25% e il 49% della popolazione globale della specie nidificano all’interno dei confini dell’Europa “comunitaria”. La popolazione nidificante italiana è relativamente limitata, con una percentuale non superiore all’1% di quella comunitaria complessiva.
Nel nostro Paese la specie mostra trend differenti a seconda delle regioni, anche se nel complesso l’andamento risulta stabile. In Lombardia è stato registrato un aumento del numero degli individui in provincia di Varese e, nel resto della regione, la popolazione ammonta a 1.000-2.000 coppie. In provincia di Vicenza, la Folaga è passata da circa 30 coppie a fine anni ’70 ad appena 2 nel 1991. In Trentino le coppie censite ammontano a un centinaio, mentre a Gorizia si stimano circa 100-200 coppie.
In Emilia-Romagna le cifre sono più consistenti, con la popolazione di folaghe che raggiunge le 2.000-2.800 coppie, di cui 300-500 nella sola provincia di Bologna. A metà degli anni ’90 in Toscana sono state registrate circa 300-600 coppie, che sono scese a 500-900 nel periodo 1999- 2003. In Sicilia la specie è in aumento in anni recenti grazie all’occupazione di nuove aree, soprattutto nei pressi di invasi artificiali per l’irrigazione dove sussiste una buona copertura vegetazionale.
Ad oggi, non è stato redatto un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. La Folaga, inoltre, non è inserita nella Lista Rossa Nazionale e risulta specie cacciabile nel nostro Paese ai sensi della legislazione venatoria (157/92). Semaforo La Folaga presenta nel complesso uno stato di conservazione favorevole nel nostro Paese. Le principali popolazioni sono stabili così come stabili si mostrano gli ambienti idonei. Ciononostante, si registrano episodi di declino su scala locale probabilmente legati all’eccessivo impatto della pratica venatoria, comunque da quantificare in modo più approfondito tramite studi mirati.
Canto
La Folaga è una specie rumorosa, soprattutto quando si sente minacciata. In queste circostanze gli individui si riuniscono ed emettono rumorosi suoni mentre scatenano le loro zampe per infastidire il nemico. Il canto della femmina è diverso da quello del maschio. Quest’ultimo infatti emette un fischio ad alta frequenza molto acuto e penetrante. Spesso le folaghe si scontrano tra loro mettendo in mostra il loro carattere vivace ed emettendo versi intensi a intermittenza.
Le folaghe, che sulla terraferma appaiono goffe, in realtà mostrano le loro qualità negli ambienti acquatici, dove si trasformano in abili nuotatrici e tuffatrici. La loro indole timida e accorta muta completamente quando si sentono minacciate: le folaghe si riuniscono tutte assieme ponendosi l’una accanto all’altra battendo le zampe sull’acqua, pronte per schizzare il “nemico”. Si possono avvistare i loro nidi bizzarri nel folto della vegetazione acquatica: si tratta di una voluminosa costruzione tonda e galleggiante che fissano alle piante affinché non sia trascinata via dalla corrente…
Samantha Francescato