Sotto. Svassi in corteggiamento
Sotto ancora: Svasso giovane e Svasso sul prato
Foto di Alina briciu
Sotto. Svassi in corteggiamento
Sotto ancora: Svasso giovane e Svasso sul prato
Foto di Alina briciu
Sotto: Svasso maggiore.
Coppia in corteggiamento.
Con sfondo isola Bisentina e riva lago.
Foto di Edo Parri
Avvistamenti e nidificazione nel lago di Bolsena e nel Lazio
È’ accertata una costante nidificazione lungolago Montefiascone. Edo Parri ne riporta atra in diversa località. (P.B.)
“Il Lago di Bolsena e il Lago di Bracciano si confermano siti di importanza nazionale…” (Fonte: Avifauna acquatica svernante nelle zone umide del Lazio)
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Svasso maggiore (Podiceps cristatus (LINNAEUS 1758) Fonte: Nuovo atlante degli uccelli nidificanti nel Lazio. 2011
Note tassonomiche, corologia e fenologia
Specie politipica a distribuzione paleartico-paleotropicale-australasiana; l’areale della sottospecie nominale comprende l’Europa e l’Asia centrale e occidentale. Sverna diffusamente in Europa con maggiori concentrazioni nel Mare del Nord, sulle coste atlantiche e sui grandi laghi interni centro-europei, a sud fino al NordAfrica e al Medio Oriente. In Italia la specie risulta nidificante estiva e sedentaria, migratrice e svernante. Come nidificante è più diffusa in Pianura Padana e nelle regioni appenniniche centro-meridionali (Brichetti e Fracasso, 2003; Spina e Volponi, 2008a).
Distribuzione e consistenza nel Lazio
Occupa le maggiori zone umide con una distribuzione ampia ed una presenza diffusa (24 UR occupate, 11,8% del totale). La stima delle coppie nidificanti appare costantemente in crescita, con un solo caso di decremento, relativo al Lago di Vico: dalle 83-84 coppie riportate da Calvario e Sarrocco (1991) alle 90-100 del precedente Atlante (Boano et al., 1995), ad una stima attuale di 133-150 coppie. Per le zone umide più rilevanti, è stato possibile ricostruire l’evoluzione dei popolamenti in questi ultimi 20 anni: nel Lago di Vico si va da una media di 41,5 coppie negli anni 1986-1987 (Calvario e Sarrocco, 1996) ad una di 32,0 coppie negli anni 1999-2000 (Paolini et. al 2003), ad una, ancora più attuale, di 29,0 coppie relativa agli anni 2006-2007 (Scarfò, 2009). A Nazzano si passa dalle 2 coppie del 1989 (Di Carlo et al., 1990), attraverso una sostanziale stabilità (Isotti,1995), fino ad una stima attuale di 13 coppie (Angelici e Brunelli, 2008). Per la Provincia di Frosinone la stima complessiva è di 30-40 coppie nidificanti con il Lago di Canterno che ospita circa la metà del popolamento (Corsetti e D’Orsi, 2007; Roma e Rossetti, 1990a,1992b,1998). Nei Laghi Reatini si è passati da 4 coppie nel 1981 (Sarrocco, 1986) alle 60 coppie del 1995, rimaste per lo più stabili (Brunelli e Sarrocco, 1998, Rossi et al., 2006). La specie è segnalata come nidificante certa e/o probabile in altre zone umide come il Lago di Bolsena, le Vasche di Maccarese, il Lago di Fogliano, il Lago di Monterosi e il Fiume Sacco. Per la biologia riproduttiva appare mutata la situazione del Lago di Vico dove il valore della produttività registrato nel 2006-2007 (Scarfò, 2009) è maggiore di quello registrato in precedenza (Calvario e Sarrocco, 1996; Paolini et al., 2003) ed è simile a quella di altri siti italiani, 1,29-1,38 juv./coppia (Brichetti e Fracasso, 2003).
Preferenze ambientali nel Lazio
Nel Lazio la specie nidifica preferenzialmente in zone umide di acqua dolce naturali, anche di piccole dimensioni, con fondali relativamente profondi (preferibilmente 0,5-2 m) e con presenza di vegetazione ripariale e/o flottante semisommersa, necessaria per ancorare i nidi; utilizza, anche se non in modo diffuso, bacini artificiali, corsi d’acqua, cave, bacini salmastri. I principali siti di nidificazione sono caratterizzati dalla presenza di una significativa fascia di vegetazione ri pariale e/o flottante semisommersa, dall’assenza di navigazione da diporto a motore, dal divieto di attività venatoria che consente alla specie di “prendere confidenza” già dai mesi invernali con i possibili siti riproduttivi senza subire disturbo, dalla disponibilità di adeguata risorsa trofica (pesci) e dall’assenza di repentine variazioni di livello delle acque; dove ciò accade causa seri disagi alla specie, con forti perdite di covate (ad es. Lago di Canterno, Roma e Rossetti, 1998). La distribuzione altimetrica delle coppie nidificanti va dai 3 ai 691 m s.l.m., con la massima frequenza nella classe 0-250 m (60%).
Status e conservazione
Nella lista rossa dell’IUCN 2009 la specie è considerato “Least Concern”, con una popolazione mondiale di 920.000-1.400.000 coppie (BirdLife International, 2009). La popolazione nidificante in Italia è stimata in 3.000-3.500 coppie con tendenza all’incremento e all’espansione territoriale anche se più recenti segnali indicano stabilità in molte aree (Brichetti e Fracasso, 2003). I cambiamenti climatici sembrano influenzare in modo significativo l’area di distribuzione della specie, con una previsione di traslazione di areale in direzione nord-orientale e perdita di molti siti riproduttivi nell’area sud-occidentale, specialmente in Spagna e Francia, Italia centrale compresa (Huntley et al., 2007).
Enrico Calvario e Stefano Sarrocco
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SVASSO MAGGIORE (Podiceps cristatus) Fonte: www.uccellidaproteggere.it
Ordine: Podicipediformes Famiglia: Podicipedidae
Ordine: Podicipediformes Famiglia: Podicipedidae
Sono gli specchi d’acqua gli ambienti prediletti dagli svassi maggiori. È possibile avvistarli nei laghi di tutta Europa, comprese Scandinavia e Islanda, ma la specie è presente anche in Asia, Africa e Oceania. In Europa e in Asia occidentale e centrale vive la sottospecie nominale cristatus cristatus . In Africa, se pure con una distribuzione piuttosto frammentata, è presente la sottospecie infuscatus , mentre in Australia e Nuova Zelanda risiede la sottospecie australis. In Italia lo Svasso maggiore è una specie parzialmente sedentaria e nidificante in quasi tutte le regioni, anche se le concentrazioni maggiori sono rilevate in Pianura Padana e sull’Appennino centro-meridionale. Lo Svasso maggiore presenta un becco lungo e appuntito; possiede un corpo slanciato, la cui lunghezza varia dai 46 ai 51 cm. L’apertura alare va dai 53 ai 73 cm. Il peso si aggira intorno agli 800-1.400 grammi. Entrambi i sessi sfoggiano sul capo una doppia cresta e ciuffi marroni e neri, che assumono una posa eretta durante il corteggiamento. La livrea nuziale è molto vivace e vaporosa e il becco, in questa fase, si tinge di rosa. Nella rimanente parte dell’anno il piumaggio degli adulti, così come quello dei giovani, è grigio nella parte superiore e bianco in quella inferiore. La specie è facilmente riconoscibile anche grazie al canto frequente e squillante. La dieta è costituita da pesce, che solitamente cattura durante lunghe immersioni. Si nutre anche di girini, gamberetti, ragni, insetti d’acqua e semi. Il nido è costruito utilizzando parti di piante galleggianti ed è di solito nascosto tra la vegetazione sulla riva dei laghi. Gli svassi maggiori covano 3-4 uova nel corso di 27-29 giorni. Capita di vedere i pulcini nascosti nel piumaggio del dorso degli adulti, che portano i giovani ad esplorare l’ambiente circostante prima che abbiano raggiunto la completa autosufficienza.
Prospettive
Lo Svasso maggiore è una specie ben studiata, nel nostro Paese, con particolare riguardo alla fase riproduttiva, monitorata nel dettaglio sia nelle regioni settentrionali (Lombardia orientale) sia in quelle centrali (Lazio e Abruzzo) e meridionali (Campania). In base ai dati raccolti, è stato osservato come la popolazione nidificante abbia conosciuto un forte incremento numerico negli anni ’80 e ’90 e risulti attualmente stabile, nel complesso, nonostante le ultime rilevazioni abbiano messo in evidenza un moderato declino in alcuni siti. Da questo punto di vista, è consigliabile proseguire le attività di monitoraggio, in particolare su quelle popolazioni già oggetto di precedenti studi, con l’obiettivo di ottenere serie storiche significative nel medio-lungo periodo. La necessità di ulteriori studi – utili per formulare considerazioni valide sullo stato di salute della specie – è ancora più marcata per quanto riguarda il contingente svernante, vista la scarsità di dati, ad esempio, su alcuni siti di sosta marini e costieri. In linea generale, le prospettive della specie appaiono buone, dati gli incrementi registrati a partire dalla fine degli anni ’70, che si sono ulteriormente accentuati nel decennio successivo (quando è stata osservata anche la ricolonizzazione della Sicilia). Più di recente – se si eccettuano alcuni casi di declino a livello locale – i segnali sono stati orientati alla stabilità, mentre tra il 1979 e il 2006 i siti di presenza della specie sono cresciuti in modo significativo, passando da 31 a 204, con un incremento del 558%. Trattandosi di una specie prevalentemente coloniale, non è comunque possibile formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), mentre la consistenza media delle colonie conosciute va dalle 5 alle 50 coppie, con punte anche di 500. Considerando che la principale minaccia è rappresentata dalla distruzione e dal degrado degli ambienti adatti alla nidificazione, essenziale è quindi mettere in atto adeguate strategie di tutela e ripristino.
Minacce
Nella fase della riproduzione, lo Svasso maggiore frequenta solitamente zone umide d’acqua dolce, nei pressi di luoghi ricchi di vegetazione palustre e di fauna ittica. Nidifica nelle acque calme dei bacini lacustri, sia naturali sia artificiali, e in misura minore in paludi, stagni, cave, fiumi, canali e lagune. Circa l’81% nidifica in zone pianeggianti fino a 300 metri s.l.m., il 15% tra i 300 e i 600 metri e solo il 4% oltre i 600 m. Le quote più elevate di nidificazione sono state osservate sull’Appennino Abruzzese e al Lago di Campotosto (1.100-1.300 m), e soprattutto in Alto Adige, dove può spingersi fino a 1.500 metri. È difficile, comunque, trovare coppie nidificanti in specchi d’acqua inferiori ai 10 ettari. Quando non è in fase riproduttiva, lo Svasso maggiore ama sostare presso laghi naturali d’acqua dolce dai fondali profondi e ricchi di pesce di cui nutrirsi. In casi sporadici, la specie è stata avvistata anche in acque marine e zone umide salmastre. Nel Medio Adriatico lo Svasso maggiore può – se pure raramente – spingersi fino a 4-5 miglia dalla costa. Gli interventi di distruzione, trasformazione e degrado degli habitat di nidificazione e alimentazione sopra indicati, influiscono negativamente sulla sopravvivenza della specie. Lo Svasso maggiore risente anche della presenza di reti da pesca nelle aree di alimentazione, dove non di rado gli individui finiscono impigliati. Altre minacce per lo Svasso maggiore sono rappresentate dalla bruciatura primaverile dei canneti, dal disturbo da parte di imbarcazioni a motore, dalla contaminazione da idrocarburi e pesticidi organoclorurati. Fattori negativi per l’esito della riproduzione della specie sono rappresentati anche dalla variazione del livello delle acque – di solito più impattante nei bacini artificiali – e dall’eventuale maltempo durante la deposizione delle uova e la cova. Un fattore limitante è anche rappresentato dalla presenza di predatori come la Nutria e il successo riproduttivo pare essere influenzato negativamente dalla presenza di Esox lucius . Essenziale, per la sopravvivenza della specie, appare la tutela e il ripristino di ambienti d’acqua dolce ricchi di vegetazione ripariale, un mantenimento costante dei livelli delle acque – specialmente in periodo riproduttivo – e azioni di controllo della Nutria. È inoltre importante arginare il disturbo antropico nelle aree di riproduzione e svernamento.
Stato di salute
Lo stato di salute dello Svasso maggiore è considerato favorevole sia nell’Unione europea sia a livello continentale. Nell’Europa “comunitaria”, nel periodo che va dal 1990 al 2000, la popolazione nidificante è stata registrata in leggera diminuzione mentre, nello stesso decennio, la popolazione svernante è risultata in leggero incremento. Per quanto riguarda la popolazione nidificante, si stimano 140.000-210.000 coppie all’interno dell’Unione europea, pari al 47% della popolazione continentale complessiva e al 25-49% della popolazione globale della specie. In Italia, il numero delle coppie nidificanti è di 3.000-3.500, anche se un successivo censimento della popolazione ha restituito stime leggermente diverse (2.135-3.045 coppie).
Gli individui svernanti nell’Unione europea raggiungono le 140.000 unità, mentre la popolazione svernante italiana è composta da 16.000-22.000 individui, con valori medi – in base al censimento condotto dall’Istituto nazionale per la fauna selvatica, oggi Ispra – di 15.308 individui presenti in 180 siti tra il 1991-1995 e 20.033 in 314 siti tra il 1996 e il 2000. Le zone più frequentate sono i laghi prealpini (Garda, Iseo, Como, Maggiore), i grandi bacini lacustri dell’Italia centrale (Laguna di Orbetello, Lago di Burano, Lago Trasimeno) e l’Alto Adriatico. La popolazione nidificante nel nostro Paese rappresenta circa il 2% di quella dell’Unione europea e lo 0,71-1% circa della popolazione europea nel suo complesso, percentuali che, apparentemente, rendono abbastanza limitate le responsabilità del nostro Paese per la conservazione della specie. Per contro, l’Italia è un quartiere di svernamento relativamente importante per lo Svasso maggiore, dato che la popolazione svernante alle nostre latitudini rappresenta l’11-15% del totale svernante nell’Unione europea. Lo Svasso maggiore non è ad oggi considerato dalla Lista Rossa Nazionale. Risulta specie non cacciabile ai sensi della legislazione venatoria (157/92).
Semaforo
La popolazione italiana di Svasso maggiore è stata, per decenni, in deciso incremento, così come sono aumentati in modo consistente i siti di presenza. Nel complesso, lo stato di conservazione della specie nel nostro Paese risulta favorevole, così come la qualità degli habitat idonei, se pure in un quadro di complessiva fragilità di questi ecosistemi particolarmente esposti all’inquinamento e al disturbo antropico.
li svassi maggiori amano nuotare tranquillamente in mezzo ai laghi, mettendo in mostra il loro piumaggio variopinto. Durante la danza nuziale, entrambi i sessi mettono in mostra un caratteristico ciuffo vivace e colorato grazie al quale attraggono il partner: la coppia, per “conquistarsi”, si cimenta in danze spettacolari: i due individui prima si avvicinano, poi si immergono e improvvisamente uno dei due si alza in posizione eretta, mentre l’altro si abbassa assumendo la “posizione a gatto”. Durante l’accoppiamento si scambiano inoltre, simbolicamente, il materiale per la costruzione del nido.
Nota: la danza di corteggiamento dello svasso maggiore, nelle sue varie varianti di specie, che spesso serve solo a rinsaldare i legami di coppia, è una delle più straordinarie del pianeta. È una prova inconfutabile che, con i suoi movimenti sincronizzati ed armonici, abbia insegnato all’uomo la danza. Oltre al video qui presente (vedi al lato) sullo svasso maggiore nostrano, consiglio questo sullo svasso argentino (svasso monaco). (https://www.facebook.com/watch/?v=10158281972373951). (P.B.)
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Svasso maggiore (Podiceps cristatus)
Fonte: Avifauna acquatica svernante nelle zone umide del Lazio
Stato della specie
Specie politipica a distribuzione paleartico-paleotropicale-australasiana che in Italia e nel Lazio è migratrice regolare, svernante, parzialmente sedentaria e nidificante (Brichetti e Fracasso, 2003). La popolazione nidificante, distribuita in gran parte del Paese, è stimata in circa 3000 coppie ed è in forte incremento (Brichetti e Grattini, 2006). Diffuso in maniera piuttosto uniforme in tutto il Paese, è lo svasso svernante più abbondante in Italia: nel periodo 1991-1995 è stata registrata una media di 15.308 individui in 180 siti, con un consistente incremento nel periodo 1996-2000, con una media di 20.033 individui in 314 siti (+31%), (Baccetti et al., 2002).
Svernamento nel Lazio Nel Lazio
dopo una prima fase di crescita, dal 1993 al 1995 si assiste ad un costante decremento della specie: da 1.296 a 765 individui, che rappresenta anche il numero minimo registrato in tutto il periodo considerato. Dal 1996 al 2000 l’andamento è invece di crescita costante, con un picco di presenza pari a 2.179 individui (analogamente a quanto registrato a livello nazionale), a cui segue un periodo di fluttuazioni piuttosto marcate con un minimo di 1.106 individui nel 2001 ed un massimo di 2.011 nel 2007. Complessivamente l’andamento è di moderato incremento con una media di 1.344,7 individui (pari a circa il 7,5% della popolazione svernante in Italia nel periodo 1991-2000). Nel periodo 1991-2008 la specie è stata registrata in 29 siti del Lazio, sia costieri (per lo più marginali, seppure con alcune eccezioni, quanto a consistenze di individui svernanti) che interni. Il Lago di Bolsena e il Lago di Bracciano si confermano siti di importanza nazionale, rispettivamente con una media di 326,5 e 338,0 individui, cui seguono i Laghi Pontini, il Lago del Salto (343 indd. nel 2007 e 387 nel 2008) ed il Litorale tra Gaeta e Minturno (207 indd. nel 2006, 340 nel 2007, 167 nel 2008), che sembrano assumere una significativa rilevanza per la specie. La specie evidenzia una forte flessibilità, frequentando laghi d’acqua dolce naturali, profondi e ricchi di ittiofauna (che sembrano costituire l’habitat preferito dalla specie), anche se sono state registrate presenze significative in acque litoranee marine, in zone umide salmastre costiere e in bacini artificiali. La trasformazione degli habitat, il disturbo antropico diretto, di qualsiasi origine, con particolare riferimento all’attività venatoria, la mortalità causata dalle reti da pesca nelle aree di alimentazione, sembrano costituire i principali fattori di minaccia per la specie il cui status non appare comunque preoccupante a livello regionale.
Enrico Calvario