Sopra: Garzetta al tramonto, tra Montefiascone e Marta.

Foto di Stefania Quinti

Sotto:  Garzetta con Gabbiano reale giovane.

Garzetta. Isola Bisentina

Foto di Alina Briciu

Sotto: Garzetta sugli scogli di Capodimonte.

Foto di Annalisa Giovannini

Sotto ancora: Garzetta con due Folaghe, Garzetta e persichetto

Foto: Fabio Equitani 20 07 22

Sotto: tre foto di Edo Parri

Sotto: Garzaia sull’Isola Bisentina.

Nido con ibridazione fra Garzetta e Airone schitaceo (quello grigio).

Foto di Edo Parri (2020)

Sotto: Garzetta con Airone schitaceo, probabili fratelli.

Giugno 2023

Foto di Edo Parri

 

  • Ascolta il canto della garzetta
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Vedi video Garzetta

Lago di Bolsena- Garzetta e Germano reale- Video di Alina Briciu

 

 

Avvistamenti e presenze nel lago di Bolsena e nel Lazio

Da sempre presente sul lago di Bolsena, questo  elegantissimo airone costruisce i suoi nidi  soprattutto sull’Isola Bisentina, Lo si trova spesso a passeggiare anche sulle spiagge frequentate dai turisti nei mesi estivi. (P.B.)

Di recente, luglio 2023 si è scoperta (Ulab) una ibridazione, già nota in letteratura, tra la Garzetta e l’Arione Schitaceo, analizzando nel dettaglio foto del 2020 di Edo Parri, un nido con soggetti molto maturi nella grande garzaia presente sull’isola Bisentina: una delle quattro giovani Garzette è grigia, come un Airone schitaceo (vedi sopra foto). Quindi, vedendoli poi da adulti passeggiare insieme sulle spiagge, c’è da pensare che gli stessi soggetti, Garzette, e Aironi Schitacei,  del tutto simili nelle forme, siano fratelli (P.B)

 

GARZETTA (Egretta garzetta LINNAEUS, 1766)

Note tassonomiche, corologia e fenologia                                Fonte: Nuovo atlante degli uccelli nidificanti nel Lazio

Specie politipica, paleartico-paleotropicale-australasiana. In Europa nidifica in gran parte del continente con popolazioni più consistenti nel bacino del Mediterraneo e nell’Est Europa (Mar Nero e Russia). Migratrice e dispersiva, sverna principalmente in Africa e secondariamente nel Mediterraneo. In Italia è migratrice regolare, estivante e nidificante (Brichetti e Fracasso, 2003).

Distribuzione e consistenza nel Lazio  

Dalla carta della distribuzione si evidenziano due aree riproduttive poste nel viterbese (Saline di Tarquinia e Lago di Bolsena). Nel 2001 è avvenuta la prima nidificazione nei pressi della RNPA Saline di Tarquinia (Rigoli et al., 2001) e nel 2007 la seconda sull’Isola Bisentina (Lago di Bolsena) (Calvario et al., 2007). Nel­la garzaia di Tarquinia il numero medio di coppie in 9 anni è stato di 23,5 (min 12 – max 40). Il successo di schiusa oscilla tra un min/max di 1,33-3,33 pulli/coppia. La popolazione nidificante è attualmente stimata in 38-40 coppie (Angelici et al., 2009).

Preferenze ambientali nel Lazio  

La specie costruisce i suoi nidi su esemplari maturi di Pinus halepensis (Pineta di S. GiorgioTarquinia) e Quercus ilex (falesie dell’Isola Bisentina del Lago di Bolsena). La distribuzione altimetrica varia tra 0-2 e 360 m s.l.m. Negli ultimi anni le due garzaie polispecifiche hanno ospitato anche individui di Nitticora (Nycticorax nycticorax ) ed Airone guardabuoi (Bubulcus ibis).

Status e conservazione  

Lo stato di conservazione in Europa è valutato come “sicuro”, la popolazione è stimata in 68.000-94.000 coppie (BirdLife International, 2004). In Italia la specie non presenta particolari problemi di conservazione, la popolazione nidificante è stimata in circa 16.000 coppie (Fasola et al., 2007). Un recente studio sull’inquinamento da metalli pesanti, effettuato sulla popolazione presente presso la garzaia delle Saline di Tarquinia, ha denotato un incremento, negli anni, della concentrazione di mercurio in penne ed uova (Pietrelli e Biondi, 2009). Per proteggere adeguatamente i due siti, si ritiene opportuno prevedere alcune misure di conservazione quali: tutelare le colonie esistenti, limitare il disturbo antropico (balneazione e traffico natanti), controllare i livelli idrici (salina) e monitorare costantemente tutte le altre aree idonee per la specie presenti nella Regione.

Massimo Biondi e Loris Pietrelli

 

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Stato della specie                                                          Fonte: Avifauna svernante nelle zone umide del Lazio

Specie politipica a corologia paleartico-paleotropicale-australasiana; in Italia la Garzetta è specie migratrice, nidificante, in parte sedentaria e svernante parziale. La popolazione nidificante nella nostra penisola rappresenta il 23% di quella Paleartica occidentale con 15.000-16.000 coppie prevalentemente concentrate in Piemonte e Lombardia (Brichetti e Fracasso, 2003; Fasola et al., 2007). Recentemente la specie si è espansa nel Centro-Sud ed è aumentata di circa 2,4 volte (Fasola et al., 2007). La prima riproduzione per il Lazio si è registrata nei pressi delle Saline di Tarquinia a partire dal 2001 lungo una pineta artificiale costiera (Ri­goli et al., 2001) ed attualmente risulta nidificante anche al Lago di Bolsena (Calvario et al., 2007).

Lo svernamento in Italia appare regolare con una stima di 4.160-7.556 individui (Baccetti et al., 2002) sino ad un massimo di 9.000 individui (Brichetti e Fracasso, 2003).

Svernamento nel Lazio

La specie mostra complessivamente un andamento fluttuante dovuto di certo alle “difficoltà di censimento” in relazione alle abitudini a frequentare anche zone interne e a selezionare ambienti trofici minori quali canalizzazioni di bonifica e zone aperte come incolti e pascoli (GAROL, inedito; Biondi, in stampa). Durante il presente studio (1991-2008) la specie ha manifestato un andamento fortemente discontinuo con una media di 182 individui ed un max di 313 individui (2001). Significativo appare l’andamento registratosi nel Litorale Romano durante i conteggi esaustivi effettuati dal GAROL lungo il reticolo dei canali di bonifica con una media di 183,8 individui ed un trend positivo a partire dal 1997 (Biondi e Guerrieri, 2001; dati GAROL, inediti). Dai dati raccolti durante il periodo invernale in questo sito, la specie allargherebbe lo spettro di utilizzo trofico frequentando diverse tipologie ambientali (Biondi et al., 1999) con un marcato sfruttamento del reticolo dei canali di bonifica e dei fossi (51,4%) (Castaldi e Guerrieri, 2001; Biondi, in stampa). Concentrazioni significative di diversi individui si hanno anche in ambienti aperti quali incolti e stoppie (13,5%), pascoli (9,8%) ed invasi di acqua dolce (9,7%) e solo secondariamente in habitat caratterizzati da coltivi ed arativi (Biondi, in stampa).

 

La distribuzione nella regione evidenzia tre zone principali: Litorale Romano (113,8 indd.), Laghi Pontini (51,1 indd.) e Saline di Tarquinia (18,3 indd.). La specie risulta distribuita in modo diffuso anche in zone interne.

Tra i fattori di minaccia nel Lazio si possono annoverare: la contaminazione da pesticidi e metalli pesanti, la distruzione e la trasformazione degli habitat ed il disturbo venatorio durante la stagione invernale.

Massimo Biondi

 

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Garzetta (Egretta garzetta LINNAEUS, 1766)                        Fonte: www.uccellidaproteggere.it

Ordine: Ciconiiformes  Famiglia: Ardeidae

La Garzetta, nella sottospecie nominale, nidifica nelle porzioni meridionali del continente europeo e asiatico, nell’Africa nord-occidentale – comprese le Isole di Capo Verde – centrale e orientale, fino al lontano Sud Africa. Altri continenti ospitano sottospecie particolari di questo airone, e precisamente l’area delle Filippine – dove nidifica la nigripes  – e l’Oceania, patria della Garzetta immaculata . Infine Madagascar e altre piccole isole, dove vive la dimorpha.

Particolarmente elegante nel suo candido piumaggio, la Garzetta si apposta sui cespugli o su altra vegetazione acquatica per lanciarsi sulle prede abilmente individuate nell’acqua bassa, ossia pesci, anfibi e invertebrati acquatici. Planando sullo stagno la Garzetta mette in mostra la notevole apertura alare – che può raggiungere anche il metro in larghezza – mentre il becco aguzzo rappresenta un’arma formidabile non solo per catturare le prede ma anche per trafiggerle e “finirle”, prima di ingoiarle.

Il nido viene costruito in colonie poste in prossimità dell’acqua, generalmente su arbusti o anche grandi alberi. Le uova vengono deposte in aprile, e covate da entrambi i sessi per circa tre settimane. In Italia la specie è nidificante migratrice, nonché parzialmente svernante, con alcune migliaia di individui che scelgono la nostra Penisola per trascorrere il lungo inverno, specialmente durante le stagioni meno rigide.

Per il resto, le popolazioni nidificanti principali sono concentrate nel Nord Italia, dal Delta del Po alla Laguna veneta, fino all’alto corso del “Grande Fiume” – e relativi affluenti – tra bassa pianura piemontese e lombarda. La zona risicola tra Lombardia e Piemonte, in particolare, ospita ben il 40% del totale della popolazione nidificante, mentre nel resto d’Italia la Garzetta è meno diffusa, con presenze sparse al centro-sud e in Sardegna.

 

Prospettive

In Pianura Padana, nel 1990, si registravano 25 garzaie occupate dalla specie, per un totale di 7.612 coppie nidificanti. Nove anni più tardi, la popolazione ammontava a ben 10mila coppie solo tra Lombardia e Piemonte, mentre anche altre aree dell’Italia settentrionale hanno conosciuto un trend orientato all’espansione demografica (ad esempio il Veneto, dove la popolazione molto probabilmente ha superato le 2000 coppie già alla fine del secolo scorso). Più a sud, pur in presenza di contingenti molto più ridotti, il trend rilevato a livello locale è – in termini relativi – ancor più positivo, con la popolazione toscana più che raddoppiata in 15 anni, quella pugliese addirittura cresciuta di sette volte – da 30-40 coppie a 238 – tra il 1984 e il 2000. Infine la popolazione sarda, decuplicata tra il 1982 e il 1991, e passata da appena 60 coppie a ben 651-671. Altrove rara e localizzata, nell’Italia “mediterranea” la specie ha mostrato tuttavia lievi decrementi, che comunque non hanno riguardato le popolazioni principali e/o più importanti. Numeri che spingono a considerare questo scenario sicuramente favorevole, pur non essendo possibile – trattandosi di una specie coloniale con popolazione superiore alle 2.500 coppie – calcolare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Uno scenario positivo, in questo caso, corroborato anche dagli studi approfonditi condotti nelle popolazioni dell’Italia settentrionale, mentre nell’Italia mediterranea, a fronte di incrementi anche vistosi registrati a livello locale, in alcune regioni le popolazioni hanno mostrato una tendenza al decremento, e ed è per questo che, limitatamente alla bioregione mediterranea, lo stato di conservazione della specie non può dirsi ancora del tutto adeguato. Dato lo scenario attuale comunque – nel complesso – favorevole, è fondamentale mettere in atto tutte quelle misure necessarie per garantire il mantenimento delle popolazioni almeno sugli attuali livelli. Allo stesso tempo, le popolazioni localmente in decremento andrebbero sostenute tutelando gli ambienti sedi di garzaie e intervenendo direttamente, ove del caso, nella loro gestione o eventuale ripristino.

Minacce

La popolazione italiana rappresenta circa un terzo dell’intero contingente nidificante a livello comunitario. In linea con il trend registrato nell’Ue, l’ultimo decennio del secolo scorso e i primi anni Duemila sono stati caratterizzati da fluttuazioni anche notevoli, confermando comunque un trend di lungo periodo orientato al moderato incremento. La colonia più importante, attualmente, è quella di Cascina Villarasca, con 1.225 coppie censite (il dato però risale al 1990). Certa è la concentrazione delle popolazioni tra Piemonte e Lombardia, in particolar modo nelle aree risicole, con 10mila coppie complessive censite nelle due regioni. Più contenute le popolazioni nelle altre regioni settentrionali, con il Veneto che potrebbe comunque ospitare 2.000 coppie, circa 1.600 l’EmiliaRomagna, non più di 700 in Toscana e Sardegna. Fino alla Puglia, dove nel 2001 sono state censite poco meno di 200 coppie. Particolarmente evidente è il trend orientato all’incremento in alcune popolazioni dell’Italia centro-meridionale – a cui comunque hanno fatto da contrasto situazioni di locale decremento registrate in altre regioni della “bioregione mediterranea” – mentre nelle aree più importanti per la specie le occasionali fluttuazioni sembrano da ascrivere più che altro alle condizioni meteoclimatiche: annate molto rigide hanno infatti causato un minor tasso di sopravvivenza della specie, con riguardo sia alle popolazioni nidificanti sia svernanti. Storicamente, la minaccia più importante per la Garzetta era rappresentata dal commercio delle penne ornamentali, invalso per l’intero Ottocento e proseguito per gran parte del Novecento, fino a quando la maggior parte delle legislazioni nazionali – Italia compresa – ha vietato il prelievo venatorio di questa specie. Altra importante minaccia, come per altre specie simili, era ed è rappresentata dalla distruzione delle zone umide a seguito delle grandi bonifiche, con i trend positivi degli ultimi decenni che non possono non fare i conti con la capacità portante dei pochi siti rimasti idonei, che ospitano dunque – con un grado di concentrazione molto elevato – le popolazioni più importanti. Emerge infine la predilezione della Garzetta per laghi poco profondi, stagni, lagune e fiumi a lento corso. Talvolta occupa acque salmastre, più spesso aree – anche temporaneamente – allagate quali risaie e altre coltivazioni irrigue. La densità delle colonie, in questo senso, appare notevolmente influenzata dalla quantità e dalla qualità di prede disponibili, unita alla disponibilità di siti idonei – di solito alberi o grandi arbusti – per la costruzione del nido. È stato infine dimostrato come l’altezza del nido influenzi positivamente l’esito della covata.

Stato di salute

La Garzetta viene considerata “sicura” in tutta l’Unione Europea, e anche a livello continentale lo stato di conservazione di questa specie appare relativamente favorevole. Secondo i censimenti più recenti, a nidificare entro i confini dell’Ue è una popolazione compresa tra le 39 e le 54mila coppie, pari a oltre la metà della popolazione continentale complessiva, ma a meno di un quarto di quella globale della specie. L’Italia, dal canto suo, potrebbe ospitare fino a 16mila coppie, una popolazione relativamente stabile negli ultimi vent’anni ma soggetta a fluttuazioni anche evidenti, sia nel corso degli anni Novanta sia nei primi anni del nuovo secolo. Anche su scala comunitaria all’incremento registrato tra il 1970 e il 1990 sono seguiti anni più contrastati, con fluttuazioni importanti comunque orientate al moderato incremento sul lungo periodo. Da notare la grande rilevanza della popolazione italiana che, da sola, rappresenta almeno un terzo dell’intero contingente nidificante dell’Ue. Riguardo ai contingenti svernanti, la situazione italiana denota una distribuzione sostanzialmente stabile, al più orientata alla lieve espansione, negli ultimi 10-20 anni. Più altalenante l’andamento dei valori numerici delle popolazioni, con massimi, ad esempio, nel 2001 e nel 2003 e minimi nel 2002. Le zone chiave per la specie coincidono comunque, sostanzialmente, con tutti i complessi principali di zone umide presenti a livello nazionale, in particolare nell’Italia settentrionale. Le lagune di Grado-Marano e Panzano e la Laguna di Venezia hanno superato almeno una volta, in anni recenti, il valore di 1.250 individui svernanti, aggiudicandosi la qualifica di “sito di importanza internazionale per la specie”. La Garzetta risulta complessivamente abbondante a livello nazionale anche se le annate più fredde, e in particolare i periodi prolungati di gelo, sono in grado di limitare distribuzione e consistenza dei contingenti svernanti.

 

Bianca come la neve, la Garzetta atterra sull’acqua bassa della palude mettendo in mostra le lunghe penne del volo, anch’esse bianche, che fanno raggiungere a questo airone un’apertura alare anche pari al metro. Lungo e sinuoso è il collo, su cui campeggia il becco aguzzo e appuntito non di rado utilizzato per trafiggere le prede, prima di ingoiarle. Curioso lo stratagemma, talvolta utilizzato, di catturare pesci, anfibi e altri invertebrati acquatici planando lentamente sull’acqua e individuando più accuratamente, grazie all’eliminazione del “riflesso”, la potenziale preda che invano tenta di nascondersi tra la vegetazione affiorante…